Scuole aperte, economia chiusa. Per l’occupazione, il rilancio dell’edilizia

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“Le scuole sono sicure, paghiamo gli assembramenti di agosto”. Queste affermazioni, che hanno guidato le scelte del CTS, sono prive di dimostrazioni scientifiche, in quanto gli studenti sono rinchiusi giornalmente in anguste aule non aerate, il ricambio è assente, criterio imposto invece dalla legge. Gli aerei sì, ad esempio, sono luoghi sicuri, per il decoroso ricambio d’aria già esistente. In ottobre ci fu l’impennata dei positivi, esattamente un mese dopo l’apertura delle scuole. Gli “scienziati” commentarono: “I contagi avvengono a casa”, non si capiva che a casa il virus lo portavano i ragazzi, praticamente immuni. Il massimo della follia si avuto con il blocco durante le feste,  con attività che avranno danni enormi, con l’aggravante di una formale apertura per il take-away, solo a pranzo, attività pari a meno del 20% delle entrate del periodo festivo. Il tutto per avere la scusa di “ristori” meno che irrisori agli esercenti.

Invece di colpire alla cieca attività che si sono ben adeguate alle norme (bar, ristoranti, cinema, teatri) il “Comitato” deve capire dove si diffonde il virus: certamente nelle scuole, che saranno invece riaperte a gennaio, per giustificare il ridicolo mega appalto dei mini banchi, più che inutili.

Inoltre, continuando con la politica delle chiusure “a casaccio”, si diffonde un clima di incertezza che colpisce attività non direttamente legate alle chiusure. Non bisogna essere economisti per capire che con il Covid si è definitivamente distrutta l’edilizia, motore economico dell’Italia.

Nel settore dell’edilizia si sono persi nell’ultimo decennio 800.000 (ottocentomila!) posti di lavoro. Basti pensare che il totale dei 120 (!) “tavoli di crisi” al MISE segue un numero di lavoratori pari al 20% della crisi dell’edilizia: 160.000 contro 800.000. Speriamo che Arcuri, il tecnico più potente d’Italia, colga le possibili sinergie tra Recovery Found, Invitalia e Ilva (tutto nelle sue mani), al fine di rilanciare l’edilizia e dare sbocco alla produzione di acciaio a Taranto. O magari trovi il sistema per utilizzare il miliardo e settecentomilioni (!) di depositi, ibernati nei conti correnti italiani.


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