Insulti e disinformazione sistematica, l’altra emergenza. Nicita (Agcom): sono attacchi alla conoscenza pubblica

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Nelle ore concitate in cui centinaia di medici e infermieri si occupavano di curarci, di aiutare la popolazione di un Paese intero a uscire dall’emergenza Covid nel miglior modo possibile, c’era un altro pezzo di Paese che si occupava di inquinare le acque già molto agitate dell’informazione scientifica e sanitaria. Un’altra emergenza. E’ stato tutto così incredibile e così vero che, adesso, pesa sull’avvio dell’intervista con Antonio Nicita, commissario Agcom. Il quale dice subito: “Sono sconfortato per gli attacchi che vedo alla conoscenza pubblica, alla sua diffusione globale e alla sistematica divulgazione di concetti distorti. Non mi arrendo ma è un’operazione complicata quella di contrastare tali fenomeni”.
Partiamo dal basso, cioè da Sud, dalle affermazioni di Vittorio Feltri sui napoletani e la loro presunta inferiorità, pronunciate durante una trasmissione in cui il conduttore, Mario Giordano, non ha sentito il bisogno di precisare alcunché. E’ successo durante l’emergenza coronavirus, ce lo potevamo evitare, no?

“Siamo intervenuti sull’emittente perché noi ci occupiamo del rispetto delle regole da parte dei soggetti radiotelevisivi e anche in questo caso eravamo davanti ad una ‘ripetizione’ poiché c’era stato già un richiamo a giugno del 2019. In quella intervista a Feltri, che solo indirettamente si occupava del Covid, ossia per l’analisi della gestione sanitaria a Nord e a Sud, si sono tirati fuori stereotipi sul sud e su Napoli, definita sostanzialmente una città di parcheggiatori abusivi con un popolo ‘inferiore’. Ecco, questo, io credo, ce lo potevamo risparmiare e ad ogni modo c’è stata una violazione ripetuta e si è proceduto con l’intervento di Agcom. Ma ciò che sconforta è quella idea di tirare fuori argomenti discriminatori e/o infondati in un momento di così grande fragilità del Paese e delle singole persone”.
Quante volte ha visto i video di Adriano Panzironi sul suo “Metodo Life 120”? E quanto si è arrabbiato?
“Molte volte e molto arrabbiato. In questo caso siamo arrivati a ordinare la sospensione dei programmi su due canali nazionali e abbiamo trasmesso il provvedimento ai Corecom regionali perché provvedano per la trasmissione su emittenti locali. C’era stato già un altro intervento e dunque pure in questo caso si è avuta una ripetizione. Il nostro provvedimento si è focalizzato proprio sui contenuti; passava in quelle trasmissioni un messaggio che metteva in relazione una pseudo informazione scientifica con consigli su prodotti venduti dalla stessa azienda e ai quali veniva attribuita una valenza curativa. Si configurava un’informazione di cura, legata a messaggi del tipo ‘quello che non vi dicono sul Covid’, la storia dell’assunzione di vitamina C…. Ma, ripeto, c’era stata già una sanzione e ciò nonostante eravamo di fronte ad una nuova attività, analoga. Un caso grave di ripetizione, ipotesi per la quale è prevista la sospensione fino a sei mesi, che infatti abbiamo applicato. E’ gravissimo il tentativo di usare la fragilità degli utenti con informazioni scientifiche. Lo è sempre, ma in questo momento causa anche grande amarezza”
Ad ogni modo la vicenda Panzironi sembra sia solo la punta dell’iceberg, poiché circola su molti canali la leggerezza nell’informazione spacciata per scientifica sul Covid.
“Purtroppo sì. Abbiamo inviato richiami anche alla trasmissione di Barbara D’Urso e a L’Arena de La 7 perché sono stati messi sullo stesso piano studi scientifici e altro che non aveva fondamento, sotto forma di un contraddittorio che non rispetta le regole dell’Agcom, già scritte prima del Covid e per fortuna”.
Basta sanzionare? Possibile che si debba combattere una guerra all’emergenza delle fake news e dell’inganno degli spettatori anche quando dovremmo concentrarci tutti su quell’altra emergenza, sanitaria?
“Certo che serve altro. Serve responsabilità, senso etico, rispetto delle persone. Però l’esperienza di queste settimane ci insegna quanto sia necessario applicare regole scritte e severe. E’ esistita la trasmissione di Panzironi, abbiamo ascoltato le parole di Feltri. E ci siamo indignati ma indignarsi non basta”.
Veniamo al caso-Telegram, altra pessima storia di divulgazione illecita di contenuti coperti dal diritto d’autore? Altro escamotage da “furbetti”.
“Per il momento siamo potuti intervenire solo chiedendo di disabilitare i canali che diffondevano contenuti coperti dal diritto d’autore (giornali e libri ndc), lo abbiamo fatto attraverso gli operatori telefonici che lavorano in Italia. E’ seguita l’adesione volontaria di Telegram. A latere, come sappiamo, è intervenuta la Procura di Bari che ha contestato la ricettazione e il riciclaggio, affidando alla Guardia di Finanza ulteriori indagini e ordinando il sequestro. L’inchiesta potrà dunque consentire di risalire a chi immetteva quei contenuti”.
Anche qui, si può prevenire con una buona prassi o dobbiamo sempre aspettare la magistratura e gli organi di controllo come Agcom?
“Sono convinto che la strada maestra sia quella di cercare di prevenire attraverso sistemi informativi e di alert che impediscano alla base questa divulgazione e aiutino anche noi a capire da chi arriva l’input. E’ fondamentale un’operazione del genere, perché assistiamo ad un sistematica immissione di contenuti, molti dei quali volti a scardinare un’adeguata conoscenza dei fenomeni. E l’immissione arriva sempre dagli stessi gruppi più o meno. E’ come se si volesse bloccare una definitiva e completa conoscenza da parte di tutti. Lo vediamo con il 5G, un sistema che potrebbe migliorare la conoscenza e la velocità e che per impatto è uguale al 3G e 4G. Eppure assistiamo ad una sistematica immissione di informazioni che tendono a bloccare questa tecnologia. Lo si è collegato anche alla diffusione del Covid. Credo che si debba riportare l’attenzione sulla credibilità delle fonti di informazione e sulle regole della conoscenza pubblica”.


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