In vita e in morte di Luis Sepúlveda: Elisabetta Salvatori in “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”

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RUMOR(S)CENA – LUIS SEPÚLVEDA – STORIA DI UNA GABBIANELLA – FORTE DEI MARMI (Pisa) – La scomparsa di Luis Sepúlveda, lo scrittore cileno esiliato in Europa dopo la dittatura di Pinochet per la sua militanza politica a fianco di Salvador Allende (da giovane era stato una delle sue guardie del corpo), a causa del Covid-19 – coronavirus, lascia un senso di stupore e annichilimento, sia in chi lo aveva amato in quanto lettore dei suoi romanzi, sia in chi aveva visto in lui un simbolo di resistenza contro le dittature in America Latina. La sua celebrità e la fama in Italia inizia in una fase politica in cui il nostro Paese era sull’orlo di una crisi della democrazia senza precedenti dopo la seconda Guerra mondiale: sullo sfondo del rapimento di Aldo Moro il golpe di Pinochet nel 1973, la repressione di Videla in Argentina, la Grecia dei colonnelli. In quel periodo così difficile per la nostra nazione, molti intellettuali perseguitati dalle dittature del Centro e Sud America, trovarono in Italia accoglienza. L’Università di Pisa ospitò docenti e studenti sfuggiti ai regimi provenienti dall’ Argentina, dalla Bolivia, dal Cile, da Atene, come più avanti molti palestinesi in fuga da Sabra e Chatila.

A Pisa e a Vecchiano, un comune della Provincia, (dove tra l’altro è nato Tabucchi), si formò un forte tessuto politico-sociale che faceva riferimento alla Scuola di don Milani e che ha visto e vede tuttora proseliti ispirati alle figure di Michele e Francesco Gesualdi, fra i primi allievi del prete ribelle di Barbiana. Lo scrittore Luis Sepúlveda era molto amato in Europa e nel nostro Paese, sia da lettori abituali quanto da intellettuali che avevano visto in lui, vittima di carcerazione, torture e successivo esilio nel Cile del golpe, una figura di riferimento per la sua storia personale, al servizio di cause civili mondiali e per la sua scrittura capace di incarnare uno spirito critico di impegno, solidarietà, lealtà ed amicizia sui temi della giustizia sociale, dell’ambientalismo, della resistenza verso ogni forma di repressione individuale e collettiva. Molti intellettuali pisani, uno fra tutti Antonio Tabucchi, ereditò e rese a sua volta unico nelle sue opere letterarie di ambientazione portoghese (basti citare Sostiene Pereira), capace di descrivere quel “realismo magico” che in America Latina aveva in Marquez la sua punta massima di fulgore. Sepúlveda ha ricevuto il Premio Pegaso d’oro a Firenze nel 2013, nelle mani del Presidente della Regione Enrico Rossi e premiato a Prato al Centro Pecci nel 2015, nel corso della Rassegna Uomini di guerra: quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini. La motivazione parla del ruolo della letteratura come denuncia contro i soprusi.

Ma l’affiliazione dello scrittore cileno col nostro Paese ha radici più antiche: è nella Versilia dei cavatori del marmo di Carrara, nella storia dell’anarchia che in quelle province fra la costa della Versilia e le Apuane ha un peso importante, una delle sue più corrisposte e intense partecipazioni a riti collettivi di piazza e di condivisioni umane ed amicali. Ne abbiamo parlato con Elisabetta Salvatori, attrice e autrice che dalle mani di Sepúlveda ha creato una riduzione ed adattamento per la scena di una delle sue più famose opere letterarie per l’infanzia: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Guanda 1996) da cui e stato tratto un film a cartoni animati.

Elisabetta Salvatori come e quando ha conosciuto Sepúlveda?
«Era il 1998. Stavo per andare in Bosnia per tenere un laboratorio di burattini. Entro in libreria perché volevo portare con me in viaggio un libro e trovo uno scatolone appena arrivato con in copertina il nome Sepulveda. Me ne compro una copia e la leggo tutta di un fiato: era La Storia della Gabbianella. Ho subito capito che quel libro “era stato scritto per me”, per una serie di assonanze autobiografiche personali. Ho creato una riduzione di 15 minuti della storia per la scena. Pochi mesi dopo a Pietrasanta viene invitato Sepúlveda per un pubblico incontro dove ho un primo contatto con l’autore. Nel 1999 il 14 Settembre lo scrittore viene invitato a Pietrasanta dal Sindaco perché insignito della cittadinanza onoraria. Il primo cittadino mi aveva chiesto di presentare il mio lavoro nel corso della cerimonia che avveniva nella piazza con un’enorme partecipazione di pubblico. Io mi presentai con baffi da gatto (il gatto Zorba, che era gatto di famiglia di Luis, di sua moglie e dei numerosi figli in casa ad Amburgo) e una tutina nera. Dopo oltre due ore a cerimonia quasi finita, Sepulveda mi fa cenno di salire sul palco. Conosceva bene l’italiano (la sua traduttrice lucchese anche di molti altri autori in lingua spagnola è Ilide Carmignani). Una volta eseguita la mia performance mi disse: “Ho ascoltato la storia come se non la conoscessi e fosse la prima volta”. Io gli risposi questa storia lei l’ha scritta per me»

Come è arrivata poi a diventare l’autrice-attrice con centinaia di repliche tuttora in tournée della Gabbianella?
«Qualche mese dopo la cerimonia a Pietrasanta andai a Torino per un provino per il programma RAISAT, una registrazione di 33 puntate di GLU GLU RaiSat per i bambini con delle favole che avevo scritto di mio pugno. Eravamo nel 1999. Caso volle che Sepúlveda fosse in città per incontrare alcuni suoi traduttori e in quella occasione mi autorizzò con una liberatoria a recitare in pubblico la Gabbianella, dicendomi: “Mi sa che questa storia l’ho scritta per te”. In quella occasione portai in dono un mio piccolo libro intitolato “La bella di nulla”, un testo di uno spettacolo dove avevo inserito il suo romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” Lo rividi poi qualche anno dopo a Roma, a casa di Gianni Minà, in occasione del suo compleanno, un giornalista della RAI che tanto conosceva l’America Latina, famoso per aver intervistato Fidel Castro. Mi aveva invitata sua moglie perché aveva apprezzato il mio lavoro sulle fiabe e sulla Gabbianella. Portai come dono di compleanno a Gianni Minà la mia fiaba per bambini: Lucio è un Poeta, dedicato a Luis».

Elisabetta Salvatori è attrice e autrice. Nella sua casa di Forte dei Marmi conduce uno spazio teatrale dove recita testi suoi e ospita rassegne di poeti e intellettuali. L’ultimo in ordine temporale una serie di incontri con la spiritualità con interventi di sacerdoti nell’epoca di Papa Francesco. Per la stagione 2002/2003 ha interpretato al Teatro di Rifredi di Firenze : “Storie in valigia” con la Compagnia “I favolanti”.

Elisabetta Salvatori ha scritto sulla sua pagina facebook: «Ieri giovedì 16 aprile 2020, quando ho saputo che Luis Sepúlveda non c’era più, ho avuto soltanto voglia di pitturarmi il naso, farmi i baffi, diventare il gatto Zorba e raccontare la Gabbianella. Mi ha frastornata questa notizia, Racconto male, correndo e facendo tanti tagli, ma è stato il mio modo di salutarlo e ho voluto dedicarlo alla nostra biblioteca. Sulla pagina della biblioteca di Forte dei Marmi trovate “La gabbianella e il gatto“».

https://www.rumorscena.com/18/04/2020/in-vita-e-in-morte-di-luis-sepulveda-elisabetta-salvatori-in-storia-di-una-gabbianella-e-del-gatto-che-le-insegno-a-volare

 

 

 

 

 


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