Giornalismo sotto attacco in Italia

Mike Bongiorno e il tramonto dell’allegria 

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Dieci anni senza Mike Bongiorno, dieci anni senza la sua voce unica, le sue battute che nascondevano sempre qualche bonaria gaffe, i suoi modi scanzonati e la sua allegria naturale che divenne poi il marchio di fabbrica di trasmissioni che hanno scritto la storia della televisione italiana. Dieci anni senza l’italiano d’America che, da ragazzo, venne rinchiuso a San Vittore insieme a Montanelli per essersi opposto alla barbarie fascista, prima di diventare una delle icone della nuova Italia.
Dieci anni senza colui che ha unito gli italiani meglio del Manzoni e prima dell’Autostrada del Sole, trasformando, per dirla con Proietti, “la cerchia familiare in un semicerchio”.
Tutti noi, infatti, abbiamo ascoltato in famiglia i ricordi di genitori e nonni che, all’epoca, andavano a prenotare i posti al bar per seguire “Lascia o raddoppia?”, in un Paese affamato di vita, di normalità, di storie nuove, un Paese desideroso di lanciarsi verso il futuro a gran velocità.

Dieci anni e ci manca quello stile inconfondibile, quella capacità di intercettare sempre i gusti del pubblico senza mai scadere nella banalità o nella volgarità, quella saggezza antica nel produrre una televisione capace di entrare in punta di piedi nelle case delle persone e tener loro compagnia, come una buona amica.
Mike ha attraversato oltre mezzo secolo di piccolo schermo: dagli anni eroici e pionieristici alla tv commerciale, senza mai smettere di essere se stesso né tradire le aspettative di chi lo seguiva per ritrovare un sorriso.
Ha inventato personaggi epici e offerto spunti a imitatori del calibro di Alighiero Noschese, è passato attraverso i decenni e in ogni stagione ha adattato il tempo alla sua arte. Non è stato mai lui a piegarsi, semmai gli altri, sfidando mode, costumi e il declino di una Nazione che, progressivamente, ha smesso di sorridere, di credere in se stessa e di appassionarsi alle piccole gioie quotidiane di cui i programmi di Mike costituivano l’esempio.
I nonni lo hanno apprezzato giovane, i genitori quando già aveva una certa età e faceva ragionare l’Italia con il “Rischiatutto” e la costruzione di un varietà intelligente e di altissimo livello, noi abbiamo ammirato il nonno Mike che si divertiva con i bambini in diretta dal teatro Ponchielli di Cremona, dopo averci fatto giocare e divertire il pomeriggio con “La ruota della fortuna”.
Cinquant’anni, praticamente una vita, e quando se ne è andato, con la sobrietà e la naturalezza con cui aveva sempre vissuto, persino il giorno dei funerali ci è venuto spontaneo esclamare: “Allegria!”. Salvo poi guardarci intorno e constatare amaramente che l’allegria era ormai tramontata da un pezzo.

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