La rimozione dello striscione su Giulio Regeni è molto più di un brutto gesto. La battaglia per la verità continua

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Non è solo un episodio increscioso, un brutto gesto, un segno di egoismo.No, la rimozione dello striscione “Verità per Giulio Regeni” esposto sul palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia è molto altro, è un messaggio brutto e volgare su una storia incredibile e su un delitto efferato su cui in tantissimi chiedono sia fatta chiarezza, in primis la famiglia del giovane ricercatore. E’ stato il governatore Massimiliano Fedriga a fare questa scelta, togliendo il messaggio su base gialla che era lì dal 2016, per far posto all’addobbo del campionato di calcio under 21, annunciando altresì che lo stesso striscione non verrà più esposto in altre sedi della stessa istituzione. Dunque la rivendicazione palese di una scelta che in queste ore ha causato molta indignazione e amarezza. Va detto che alla campagna “Verità per Giulio”, avviata da Amnesty, hanno aderito in tantissimi indossando i braccialetti e sono centinaia gli enti locali che hanno sostenuto questo messaggio tramite lo striscione affisso sulle facciate delle sedi istituzionali. Una mobilitazione che ha dato i suoi frutti costringendo il Governo egiziano a tenere aperta la strada dell’indagine sul delitto e aiutando in qualche modo le autorità italiane a continuare a scavare. I simboli sono importanti e in questa vicenda abbassare la guardia potrebbe essere terribilmente vincolante. Articolo 21 per questo rilancia con maggiore forza la necessità di tenere accesi i riflettori sul caso Regeni in tutti i luoghi utili, compresi quelli istituzionali e ci si augura in un ripensamento anche della Regione Friuli Venezia Giulia. Comunque sia la ricerca della verità sulla morte di Giulio continuerà,a prescindere dalle uscite infelici di un governatore.


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