Aggressione neofascista sul web alla giornalista Antonella Napoli. La solidarietà di Articolo 21 che presenterà un esposto alla polizia postale

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Una nuova aggressione via social ha investito oggi Antonella Napoli, giornalista e componente dell’ufficio di presidenza di Articolo 21 per aver commentato l’ascesa del partito neonazista in Svezia.
Nel giro di pochi minuti la nostra collega è stata oggetto di offese e aggressioni verbali di stampo sessiste per avere stigmatizzato su Twitter l’ondata di neofascismo che avanza in Europa. Un anno fa era già accaduto che fosse minaccita per aver criticato un manifesto di Forza Nuova ripescato dal repertorio fascista della Repubblica di Salò con l’immagine di un uomo di colore che aggredisce una donna bianca. Un vero e proprio sheet storm, partito da un tweet dalla ‘dama nera’ della comunicazione di destra Francesca Totolo,
Per un post riflessivo, sull’apprezzamento espresso da tanti, troppi, italiani a un manifesto che istiga all’odio razziale, anche in quella occasione Antonella avev subito commenti volgari e indulti, fino all’augurio di essere stuprata.
Purtroppo un cliché che si ripete con sempre maggior frequenza, intollerabili attacchi alle donne ree di sostenere con forza e coraggio punti di vista sgraditi ai seminatori di odio. Siamo con Antonella e condividiamo la sua decisione di denunciare alla polizia postale, sull’esempio di Laura Boldrini, gli autori dei post di cui è stata vittima. Una violenza inaccettabile che va sempre denunciata.
Articolo 21 continuerà a contrastare il fenomeno del neofascismo e stigmatizza le minacce ai giornalisti che raccontano con preoccupazione il fenomeno dell’avanzata del neofascismo.
Siamo di fronte a una escalation inaccestabile di fronte cui la solidarietà non basta. Occorre andare oltre e uscire una volta per tutte da un malinteso. Quello secondo il quale il web e i social sono i luoghi dell’impuntà. Si può essere o no d’accordo sul contenuto di un articolo, il lavoro giornalistico è sicuramente criticabile, ma gli insulti, le minacce, il linguaggio sessista non hanno niente a che vedere con la libertà di manifestare il proprio pensiero, garantita dall’articolo 21 della Costituzione che noi difendiamo da sempre.


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