Marchionne e la disumanizzazione che il mercato riserva ai suoi uomini

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Nella vicenda di Marchionne, quello che colpisce è la disumanizzazione che il mercato riserva ai suoi uomini. Un manager gravemente malato viene considerato un pezzo fallato da sostituire con la velocità di un cambio gomme da formula 1. Non si aspetta nemmeno la sua fine e già è fuori, rimpiazzato da un ricambio funzionante, in modo che l’azienda non abbia un danno d’immagine nell’essere associata – anche per un attimo – alla morte.
Conosco persone che hanno così assimilato la cultura della società in cui hanno fatto carriera, da essersi trasformati in perfetti applicativi aziendali. Sono persone sole: piene di “contatti” internazionali, ma senza più gli amici di prima, vestono bene e dormono male, parlano tre lingue ma non capiscono i figli. Se provi a sollevare un tema no-business, come il dolore dei disoccupati per le delocalizzazioni speculative, ti sorridono in silenzio con la cortese compassione che si riserva ai dementi.

Gli alti manager – tranne rare eccezioni – vivono soli e muoiono soli. Non riesco a giudicare Marchionne per le sue scelte. Mi fa troppo pena.

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