Luciana Alpi: una vita senza verità

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Addio a Luciana Alpi, mamma di Ilaria, scomparsa oggi a Roma all’età di ottantacinque anni. Addio alla sua dolcezza, alla sua rabbia, al suo comprensibile malessere interiore, alle sue speranze tradite e alla sua straziante disillusione.
Addio alla sua incessante ricerca della verità, alle sue parole sempre più dure, colme di rammarico, amare, pervase da un profondo disprezzo nei confronti di ogni ipocrisia e da quel senso di tristezza che assale anche noi al cospetto di una vicenda dai contorni fin troppo chiari, benché i punti oscuri siano tuttora innumerevoli.
Ricordo ancora quando la premiammo, in occasione del quindicesimo anniversario della nostra associazione. Ricordo ancora il suo garbo, la sua sobrietà, i suoi modi austeri. Ricordo che mi suscitò un infinito senso di pietà e di tenerezza, di affetto e di sconforto, in quanto mi rendevo conto che, con Ilaria, se n’era andata per sempre la parte più importante di lei e che ciò che era rimasto era uno spirito indomito che, tuttavia, andava avanti sospinto più dalla forza della disperazione che da un’effettiva convinzione di poter giungere a quella giustizia che le è stata sempre negata.
Addio a una donna dal carattere di ferro, un carattere che però negli ultimi tempi lasciava intendere anche lo scoramento di chi ha la percezione che non riuscirà mai a ottenere se non la verità, quanto meno un minimo di considerazione, eccetto quelle associazioni e quei pochi esponenti politici che hanno ancora a cuore i valori della Costituzione.
Addio a Luciana in uno dei momenti peggiori della nostra storia, ora che avremmo più che mai bisogno della sua serietà e dell’intensità con cui portava avanti la propria battaglia, non solo per Ilaria ma per tutte le vittime dei tanti, troppi misteri che avvolgono la storia di questo Paese.

Luciana voglio ricordarla così, con i suoi capelli bianchi, il suo sguardo altero, la sua fierezza, le sue parole misurate e i suoi occhi che fissavano una platea che la ascoltava senza sapere bene cosa fare, in quanto persino gli applausi ci sembravano, non a torto, inopportuni.
Apparteneva ormai al passato, ne era cosciente, avvertiva il senso della fine e della sconfitta e lo affrontava con una dignità rara.
Se ne è andata senza chiedere niente a nessuno, senza ricevere un minimo di conforto da parte dello Stato, senza poter contare su alcuna vicinanza, o quasi, ad opera delle istituzioni.
Se ne è andata ma ci ha lasciato in eredità un valore inestimabile: lo spirito di servizio che le ha consentito di non arrendersi mai. E ora tocca a noi lottare: per Ilaria, per Miran, per le loro famiglie e per tutti coloro che non hanno avuto e, forse, non avranno mai giustizia.
Andremo ancora in tribunale, scenderemo ancora in piazza, non perderemo tempo con inutili e vuote celebrazioni: né Luciana né Ilaria le avrebbero volute. Ilaria non era un’eroina ma semplicemente una giornalista coraggiosa che amava il proprio mestiere e ha perso la vita per essersi spinta ad indagare là dove qualcuno aveva interesse che non venissero accese le telecamere. Per questo continueremo ad accenderle, per questo non ci piegheremo alla falsa democrazia dell’urlo e dell’insulto da talk show. Questo avrebbero voluto Ilaria e Luciana e questo faremo: con la schiena dritta e a testa alta.

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