La penna critica di Erdogan annuncia candidatura per il partito democratico curdo mentre cade l’ultimo baluardo della stampa libera turca

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È ufficiale. Il gruppo Dogan, tra i pochi rimasti indipendenti in Turchia, è stato acquistato per 919 milioni di dollari dal Demiroren Group, ritenuto vicino al governo. Nelle ore in cui Ahmet Sik, una delle penne più critiche sul regime turco e arrestato più volte per questo, annuncia la sua candidatura in parlamento cade uno degli ultimi baluardi della stampa libera.
A ufficializzarlo una nota inviata dal board del gruppo ceduto alla cordata filogovernativa alla Borsa di Istanbul. Nel testo si specifica che la somma stabilita è stata depositata sui conti correnti della società.
Confermate dunque le notizie che avevamo anticipato circa due mesi fa. I nostri contatti ci avevano girato le indiscrezioni sull’operazione editoriale dando per certo il via libera del magnate Aydin Dogan alla cessione degli asset a una società rurco – russa.
Il gruppo Dogan controlla importanti giornali ed emittenti – come Hurriyet, Fanatik, Posta, Cnn-Turk e Kanal D – oltre alla omonima agenzia di stampa che non ha mai fatto sconti a Erdogan.
Negli ultimi anni, tuttavia, l’editore aveva ‘sfumato’ la sua linea critica con un atteggiamento equidistante dal governo ma non più pungente, in particolare dopo il fallito golpe del luglio 2016.
Lo scorso anno era stato rimosso dall’incarico il direttore del quotidiano Hurriyet, capofila del Dogan Media Group, dopo la pubblicazione di un articolo su presunte tensioni tra le Forze Armate, indiscrezioni che avevano suscitato le ire di Recep Tayyip Erdogan in persona.
Forse è stato allora che il Sultano ha deciso di prenderne il controllo. Il presidente turco mal digerisce la libertà di stampa. Erdogan i giornalisti o li compra o li manda in galera per impedirgli di fare liberamente il proprio mestiere. Come è stato nel caso di Ahmet Sik, noto giornalista investigativo del quotidiano di opposizione Cumhuriyet, condannato a 7 anni e sei mesi di carcere lo scorso 25 aprile. Arrestato poco tempo dopo il tentativo di colpo di Stato per terrorismo è stato scarcerato lo scorso marzo dopo 430 giorni di detenzione passata quasi sempre in isolamento. Ma tutto questo non lo ha fiaccato. A lungo voce critica del governo di Erdogan, Sik mercoledì scorso ha annunciato via Twitter che si candiderà alle elezioni legislative, anticipate al 24 giugno, con il partito democratico filo curdo a Istanbul.
In precedenza l’Hdp aveva annunciato che il suo ex leader Selahattin Demirtas, in carcere dal novembre del 2016 con le stesse imputazioni di Sik, sarebbe stato il candidato del partito alla presidenza pronto a sfidare cinque rivali, tra cui il presidente uscente che continua ad avere saldamente nelle sue mani il potere.
“Ho deciso di candidarmi per cercare di rompere il silenzio sull’opposizione e dare una speranza al nostro Paese con un’operazione di verità – ha detto quando ci siamo sentiti telefonicamente per l’in bocca al lupo – Mi candido per vincere oggi con il nostro popolo che desidera una esistenza libera, democratica, rinviata per troppo tempo”.
Ahmet è determinato, coraggioso, come sempre. Vuole essere una speranza, un incoraggiamento, per tutti i giornalisti, i politici, gli studenti, i magistrati e gli avvocati che sono in carcere.
Ancora tanti, troppi. Oltre 50 mila.


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