Giornalismo sotto attacco in Italia

Pachino, in fiamme il magazzino dei fratelli Fortunato. Lettera ai cittadini: volete essere schiavi a casa vostra?

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Il problema non sono le mafie, il problema siamo noi che restiamo in silenzio. Ma davvero tutto ciò non vi basta? Davvero pensate che, anche questa volta, sarà stato un “cortocircuito” a ferire a morte la splendida struttura dei fratelli Fortunato?
Fuoco, fiamme, distruzione: oggi è l’ennesimo giorno da dimenticare per Pachino.
Mi angoscia vedere le lacrime dei proprietari e, soprattutto, quelle 120 famiglie che da oggi e chissà per quanto non avranno lavoro.
Adesso basta, non ci si può limitare a chiedere il cambiamento, ma essere il cambiamento.
L’omertà uccide, come sta accadendo a Pachino, uccide fisicamente come poteva accadere con la bomba posizionata nell’auto dell’avvocato Quattropanni, uccide togliendo il lavoro, come accaduto questa notte con l’attentato alla ditta dei fratelli Fortunato.
La libertà e la speranza sono le chiavi, perché i mafiosi vengano messi alla porta ancor prima che arrestati.
Il clan Giuliano, che fa estorsioni ed è responsabile di tutti i più gravi fatti di quella realtà, verrà spazzato dalle scelte coraggiose di ognuno di noi.
Volete rischiare di rimanere uccisi in un attentato?
Volete rimanere senza lavoro come accaduto per chi lavorava dai Fortunato?
No, rompiamo questo andazzo di cose.
Sta ad ognuno di voi denunciare, dare una scossa.
Ancor prima della Giustizia, ribellatevi voi ai Giuliano, agli Aprile, ai Marcuotto, a tutti quelli che vi vogliono schiavi in casa vostra.
Facciamo i loro nomi, denunciamo i loro affari mafiosi, non abbiate paura. I loro nomi li abbiamo fatti sempre così come le loro attività.
Sì, hanno ditte in cui lavora il capomafia come La Fenice, hanno messo bombe sotto l’auto dell’avvocato come quella dei Marcuotto. Fanno estorsioni come gli Aprile, sono eletti con i voti del clan Giuliano come Salvatore Spataro e hanno bar che poi, come nel caso dello Scacco Matto, vengono chiusi. Oggi quel bar è riparto dopo un mese, non andateci se non volete incontrare i mafiosi. Denunciate i loro sporchi affari.
A quelli che hanno compiuto un gesto così atroce, urliamolo:
Non saranno le vostre bombe a farci paura, noi insieme siamo più forti, ma lo saremo se inizieremo a denunciare, a condividere la speranza contro chi vuole solo distruzione.
Ed a voi, uomini del clan Giuliano, voi che avete compiuto questo atto atroce, sarete assicurati alla Giustizia come accadrà per la bomba contro l’avvocato o per le minacce a me per cui Giuliano, padre e figlio, sono a processo.
Cambiate vita, trovate questo coraggio, non è vita quella che fate, state uccidendo la vostra vita, a noi non ci ucciderete mai perché la nostra è una memoria viva.


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