La par condicio? Da tempo se n’ è persa traccia. L’ironia fuori posto di Repubblica. Il giornalismo che non informa.  Il “teatrino”di Vespa. L’arroganza del potere. Le “amicizie pericolose” degli editori

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Sembra cadere dalle nuvole Sergio Rizzo, autorevole editorialista di La Repubblica,che commenta, con una  cospicua dose di ironia buon mercato,la delibera con cui  l’Autorità perle garanzie della C comunicazione stabilisce le regole dell’informazione politica durante la campagna elettorale.  Cita in particolare  l’articolo 7 che così recita: “E’ indispensabile  garantire laddove il format della trasmissione preveda l’intervento di un giornalista o di un  opinionista a sostegno di una tesi uno spazio adeguato anche alla rappresentanza di altre sensibilità culturali in ossequio al principio non solo del pluralismo,ma anche del contraddittorio, della completezza e dell’oggettività dell’informazione stessa, garantendo in ogni caso la verifica dei dati e  informazioni emersi dal confronto”. Il Rizzo ironizza . Un giornalista invitato per parlare di un argomento qualsiasi,verrebbe trattato come  un politico e ,dice,chi lo invitasse dovrebbe chiedersi prima di tutto come la pensa. E poi, scrive, “ come si certifica la posizione di un giornalista a proposito di un certo argomento ?C’è un modulo da firmare, una dichiarazione  da riempire ?

Non ci vuol molto a  conoscere  l’orientamento politico dello scriba

Rizzo è un giornalista troppo navigato per fare lo gnorri. Per sapere come la pensa il giornalista non ci vuole molto,quasi sempre  la pensa come la testata in cui lavora specie se ha incarichi  importanti.Forse non è il caso di Repubblica vista la confusione di linea  politica ,con  l’editore. De Benedetti, che ha una frequentazione, diciamo “ amichevole” con Renzi Matteo, con ministri pesanti come Padoan, ma, in genere.  dei giornalisti abbonati ai talk show si conosce vita e miracoli. Per dirla in modo franco se in studio c’ Renzi Matteo,un membro del governo, uno del cerchio magico, forse sarà il caso di chiamare un giornalista  non “renzi dipendente”. Ancora,se in un servizio televisivo o radiofonico  su un provvedimento del governo hai biosogno di un commento sarà bene che tu inviti anche uno scriba di un quotidiano non schierato.

Ma,per quanto ci riguarda, andiamo più in là. La par condicio pensiamo sia assicurata dal fatto che un giornalista faccia il proprio mestiere che è,o meglio  dovrebbe essere, quello di informare i cittadini, di raccontare il fatto, l’avvenimento,  chi,come,dove,quando,perché,  e dica anche la sua. E se ha di fronte un politico gli faccia domande, imbarazzanti,lo contesti sulla base dei fatti. Insomma per dirla una non deve comportarsi con il condirettore del suo giornale, di nome fa Cerno, il quale a confronto con Bersani, ospite di Piazza pulita,invece di intervenire nel merito di ciò che l’esponente di Liberi e Uguali affermava, lo attaccava duramente,al limite dell’offesa, addebitandogli tutti i mali dell’Italia e del mondo.Di fronte al Cerno, pensate, pensate Sallustri, altro interlocutore di Bersani, appariva come un gran signore.

 

Le interviste a Renzi ?  Una finta,nelle domande ci sono già le risposte

Insomma , in poche parole, al di là della delibera  della Autorità della comunicazione il problema vero è che il giornalista deve fare il giornalista. Lo ripetiamo forti anche di aver assistito,qualche giorno fa ad un  “ Porta e Porta”, il “salotto buono,” si fa per dire, della Rai dove, se sei un politico che ha qualche aspirazione, devi transitare. Ma questa è informazione, ci siamo chiesti?L’ospite di Vespa,era Renzi Matteo.Per riscaldare l’ambiente il conduttore ha dato avvio alla conversazione.Ti  aspettavi,anche se il Bruno nazionale viene ormai considerato un conduttore,come Fazio, e per questo ruolo non giornalistico è pagato, che mettesse un po’ di pepe sulla coda del segretario del  Pd. Ormai siamo nel pieno della campagna elettorale e sarebbe stato interessante avendo a disposizione l’ ex presidente del Consiglio porgli domande vere,anche urticanti. Si leggono sui giornaloni tanti retroscena per esempio sulle candidature del Pd,dove va la Boschi che alcuni esponenti di primo piano dei Dem preferirebbero nascondere. Così sarebbe stato interessante se avesse  fornito qualche notizia in merito al rapporto con la lista Bonino-Tabacci, una alleanza che più innaturale non si può.Niente domande urticanti insomma. Del resto è la regola del “salotto” di Vespa.L’ospite è sacro. Non deve essere turbato. Tanto più se discende dalla stesso ceppo politico.Comunque anche se non ci discendesse, Vespa non si sognerebbe mai da metterlo in imbarazzo,con domande reali. Ci mancherebbe. Pensiamo e auspichiamo  lo pensi anche  Rizzo, che  il giornalista non deve guardare in faccia a nessuno,Oppure deve farlo dichiarando la “ amicizia “ nei confronti dell’intervistato. Mi sono ricordato di aver assistito tanti anni fa a Washington ad una conferenza stampa di Nixon. Le domande più imbarazzanti gliele ha fatte il redattore di un giornale amico dell’allora presidente degli Stati Uniti. C’è venuta a mente la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.Soporifera,domande che sembravano fatte apposta per  far far calare l’asso da parte dell’interrogato.  Abbiamo sperato che quando entravano gli ospiti giornalisti, da <Vespa sempre di alto lignaggio,avremmo assistito ad una conversazione più vivace. Baldanzosamente ha preso posto il  direttore del Messaggero, stretta di mano al segretario del Pd.

Uno show  televisivo del segretario del Pd  che bara sui problemi dell’occupazione

E via al confronto che, però, non c’è stato. Il nostro giornalista  in effetti si è limitato a dare il là in modo che Renzi  a ruota libera raccontasse le balle più indicibili. Gli chiede il giornalista –direttore se lui a fronte della campagna in corso in cui i partiti ed i cespugli promettono mari e monti, miliardi a gogo, avrebbe sottoscritto un patto:basta promesse che,come si sa, resteranno tali appena passate le elezioni.Meglio di così non poteva andare per il Matteo.Lui non doveva proprio firmare alcuna moratoria ed ha snocciolato  ciò che aveva fatto il suo governo nei mille giorni lasciando  in eredità a Gentiloni il paese di bengodi.Ora ,ha detto, nel silenzio più assoluto del giornalista tutti mi imitano,tutti vogliono che continuino i bonus.Nel frattempo era entrata anche una giornalista di cui non  ricordo il nome che  si allineata al direttore del quotidiano romano ed ha offerto anch’essa  qualche assist all’ex premier che non si è fatto pregare.E come in uno dei tweet che fa circolare il   lavoro è stato il piatto forte.Un  milione di occupati in più, sbandierati in tv,nelle radio, nei quotidiani. Bugie grossolane, il direttore del Messaggero ha avuto un flebile moto ricordando che in questo milione sono compresi anche lavori precari.   Renzi l’ha subito messo a tacere, anzi lui si è fatto mettere a tacere perché poteva entrare nel merito.Una occasione per dire la verità ai telespettatori, per fare giustizia di una gigantesca fake news. Poteva per esempio spiegare ai  telespettatori come funzionano le statistiche. Poteva dire che,finiti i regali che il governo con il jobs act ha fatto alla aziende,la decontribuzione, si è passati ad una vera e propria orgia del precariato. Il 90%, dati Istat, della nuova occupazione dipendente  è a termine.Non solo il 18% dei dipendenti a tempo indeterminato lavora per poche ore al giorno.Altro che “ record storico degli occupati”. Forse Vespa e i due giornalisti potevano ricordare come viene formulata la statistica sul lavoro.Si esaminano gli occupati nell’arco di una settimana. Basta che tu lavori un giorno ed entri a far parte del famoso milione in più.Sarebbe opportuno che Istat per empio rendesse note le ore lavorate da chi ha un contratto a termine. In con conclusione di trasmissione,Vespa, quasi chiedendo scusa, ha fatto presente a Renzi quello che circolava sui quotidiani a proposito della sua telefonata con De Benedetti che avrebbe “invogliato “ l’editore  di Repubblica ad acquistare azioni. Renzi ha avuto un attimo di imbarazzo,ha preso fiato, ha smentito anche il non smentibile.Fine della trasmissione. Prenda nota Sergio Rizzo.Il problema non è la par condicio, l’autorità Garante della Comunicazione,l’esame del sangue dei giornalisti. Sono gli editori che frequentano troppo spesso Palazzo Chigi  o luoghi limitrofi o invitano a pranzi e cene nelle proprie abitazioni, lussuose immaginiamo. E sono i giornalisti che si trasformano in scriba.Brutti tempi per l’informazione,per il diritto dei giornalisti ad informare e  dei cittadini ad essere informati.Il sale della democrazia.


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