Mafia e corruzione, 30 anni dopo

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La differenza tra la situazione italiana del ’92, l’anno dell’inchiesta milanese di “Mani pulite”, e quella attuale è-se stiamo attenti a guardare- che non c’è una maggiore o minore estensione della corruzione nè nei settori coinvolti rispetto ad allora ma in un semplice elemento la cui portata non è stata ancora esaminata in tutti i suoi aspetti: i mafiosi sono tra i principali protagonisti degli episodi di corruzione degli ultimi anni, anzi si può parlare di una particolare “governance mafiosa della corruzione” e ciò non avviene solo al Sud. Anche al Nord infatti la corruzione si abbina a episodi in cui sono coinvolte le organizzazioni mafiose o persone abitualmente dedicate anche ad attività criminali.

Le mafie insomma sono diventate sempre di più protagoniste del sistema della corruzione. Certo ci sono fenomeni corruttivi in cui non sono implicate organizzazioni mafiose come ad esempio lo scandalo del Mose di Venezia ma le inchieste sull’Expo di Milano ,sulla sanità in Lombardia e in Piemonte o quelle in Emilia Romagna(solo per citarne alcune)dimostrano sempre più che corruzione e mafie si accompagnano con una naturalità e una serialità che non possono lasciare indifferenti nè gli studiosi nè la pubblica opinione. La stessa cosa riguarda la corruzione nei piccoli, medi comuni italiani del  Nord, del Centro e del Sud che si accompagna a una fortissima influenza delle organizzazioni mafiose sulle attività politiche e amministrative locali .Se si  vanno ad analizzare gli scioglimenti dei consigli comunali negli ultimi anni per infiltrazioni mafiose,si noterà come nelle motivazioni sono evidenziate sempre più una impressionante correlazione tra presenze mafiose nelle istituzioni ,investimenti pubblici in opere infrastrutturali  e corruzione.Questa correlazione è sicuramente presente in tutti gli scioglimenti di comuni che riguardano comuni del Nord. Nell’ottavo rapporto della Fondazione Res di Palermo, è accertato che nel 18% dei casi (su 541) erano coinvolti anche mafiosi.

Insomma si ha la netta sensazione che corruzione e mafie abbiano smarrito i loro confini e stabilito relazioni e nessi davvero intricati. Le mafie possono esistere senza corruzione. Sì,se restano solo sui settori illegali(droga, prostituzione ,contrabbando gioco d’azzardo, eccetera)se invece si spostano  sui settori legali dell’economia non possono consolidarsi senza corruzione.

E la corruzione esiste senza le mafie? Sì certo. Ma dove le mafie entrano nel sistema della corruzione ne diventano protagoniste assolute e dettano le regole. Perciò il rapporto tra mafie e corruzione  va indagato    in     maniera più approfondita, non ridotto a problema occasionale nè solo agli aspetti penali. In ogni caso non sono le mafie a causare la crescita della corruzione, esse arrivano dove c’è già.

Il persistere di un uso quotidiano della corruzione induce a chiedersi perchè essa ha così lunga vita nella storia del nostro Paese e come mai resiste ad ogni epoca e ad ogni regime politico-Perchè ciò che è accaduto continua ad accadere? Come mai in questo campo come in quello delle mafie non si riesce a trovare niente di veramente dissuasivo, niente che non si limiti a dissuaderlo ma che provi a distruggerla nel costume, nel comportamento nell’atteggiamento degli attori coinvolti. Come mai ,questo tratto di continuità nella storia d’Italia ,questo elemento capillare ,quasi costituivo del funzionamento delle istituzioni del nostro Paese. L’andamento della corruzione è segnato da un’unica differenza: che in alcuni periodi la scopre di più e in altri meno ma esso resta il reato occulto e permanente della storia italiana. La continuità è data dal fatto che in tempi diversi si possono trovare le stesse persone coinvolte, le stesse imprese e gli stessi enti o uffici pubblici ,come se la scoperta di un fatto corruttivo fosse un semplice incidente di pecorso  dietro il quale si riprende la stessa strada ,lo stesso comportamento ,le stesse modalità di funzionamento.

E cosa ancora  più impressionante ,scrive Piercamillo Davigo, che “la corruzione è seriale e diffusiva perchè “nessuno si vende una sola volta e poi non lo fa più ,sarebbe considerato un pericolo permanente e non ci si fiderebbe più di lui”: La criminalità non è appannaggio esclusivo delle classi medie  ma è presente anche nelle alte sfere della società attraverso il meccanismo delle associazioni differenziali.

E se qualcuno dovesse ritenere che stiamo parlando di un problema di educazione, di cultura, deve rispondere alla domanda complicatissima: come si educano le élite? Come si educano al senso dello Stato coloro che fanno parte della classe dirigente del Paese  e che dello Stato occupano alcuni dei ruoli più importanti?

Cosa sono le èlite nel caso della corruzione? Sono soggetti che occupano posizioni apicali in una gerarchia di comando o anche persone che decidono snodi che influenzano le relazioni economiche e incidono sull’economia o più semplicemente influenzano decisioni così importanti per delle persone ,che esse sono disponibili a pagare per ottenerle. Sono piccole, medie e grandi imprese che nei convegni parlano di credere nel mercato, nella necessità assoluta della concorrenza ma si comportano assolutamente al contrario. Sono rappresentanti di imprese di livello nazionale e internazionale che svolgono o hanno svolto funzioni apicali all’interno del loro mondo associativo. La corruzione è reato dei potenti o di chi ha il potere che gli deriva da una funzione pubblica ,da un’occupazione o da un potere pubblico o da chi ha un potere economico e si relaziona con la pubblica amministrazione. Chi corrompe o si fa corrompere non viene certo dai bassifondi della società.

La corruzione ha due attori principali: il corruttore e il corrotto. Il corrotto deve essere un pubblico ufficiale, il corruttore chiunque abbia interesse a piegare ai propri fini  il potere che gli deriva dalla funzione pubblica. Siamo di fronte a due alleati che hanno lo stesso fine.

Incide sulla continuità del fenomeno un’altra considerazione di lungo periodo nella storia italiana: la dicotomia tra potere e legge ufficiale,il convincimento cioè che dentro le leggi non si governa. E’ evidente che la corruzione sostituisce la violenza in alcuni settori di attività tipici delle mafie. La corruzione dimostra che è ancora incompiuto il cammino il processo di costruzione sociale della credenza nella legalità come valore fondante per tutti. E sarà così fino a quando chi produce le regole e ha il compito di farle rispettare è il primo ad aggirarle.


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