Donne “normali” e molestie

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Non solo attrici o aspiranti tali. Né solo modelle, accompagnatrici, segretarie. Le molestie maschili colpiscono, almeno una volta nella vita, tutte le donne. O quasi tutte. Il caso del produttore Weinstein  a Hollywood e quello del regista Brizzi da noi hanno svelato un segreto che segreto non era e non è: la molestia sessuale, lieve o grave, persecutoria o momentanea, violenta o subdola è stata ed è talmente diffusa da non essere presa in considerazione neanche dalle statistiche. Non la molestia sul lavoro che poi diventa ricatto o almeno soggezione. No, su quella l’Istat nel 2016, solo nel 2016 però, uno studio l’ha fatto stabilendo che il 9% delle  lavoratrici l’ha subita una o più volte, anche se pochissime denunciano alla forze dell’ordine perché è difficile dimostrala e quasi sempre, quando il caso esplode, la conclusione è che la donna viene allontanata dall’ufficio con un una buona-uscita economica, mentre l’uomo resta al suo posto nonostante sia noto che il molestatore è un disturbatore seriale. Solo lo 0,7 delle molestate ha infatti sporto denuncia. Le molestie che riguardano tutte, o quasi tutte, le donne sono atti o frasi che restano  nella testa della molestata. Spesso facendole male. Perché  ci sente  colpevoli, complici, sporche, provocatrici, incapaci, deboli. L’uomo che molesta, in società come sono le nostre, anche nei civilissimi paesi del nord Europa, è certo dell’impunità perché sa di muoversi un mondo tuttora patriarcale, costruito a misura dei suoi istinti e dei suoi desideri, un mondo in cui la donna conta tuttora meno. E lo sa anche la donna molestata che si adegua. A stabilire cosa è molestia e cosa no, però, si è finalmente capito che può essere solo la molestata: lo stesso gesto da una può esser preso come uno scherzo pesante su cui non soffermarsi, da una altra come un sopruso che ne ferisce la dignità. Guardare dentro questo buco nero delle molestie non è, dunque, un passatempo pruriginoso buono per articoli di giornali o trasmissioni televisive. È dargli la parola, nominarlo, farlo essere, metterlo sotto la luce, tirarlo fuori allo scoperto per arrivare domani  a farlo sparire. Basta con le molestie è il segno di una presa di coscienza collettiva che riguarda le donne ma dovrebbe riguardare anche gli uomini per  arrivare a stabilire rapporti più equi tra i sessi. Non rinunciando al corteggiamento, alla seduzione, al piacere di guardarsi ed essere guardate, al gioco che uomini e donne fanno per arrivare a conoscersi.

Senza alcuna pretesa statistica abbiamo sentito un gruppetto di donne dai trenta ai settanta anni, donne di buoni studi e buone famiglie, cresciute e vissute in un ambiente apparentemente protetto che avrebbe dovuto evitare qualunque esperienza sgradevole, donne normali  che non si sono mai trovate nella condizione di perdere o peggio non avere un lavoro se non accettavano di rendere un favore sessuale, ma che ricordano molto bene il fastidio, lo schifo, il disagio provato quella volta in cui sono state molestate senza motivo. Con qualche eccezione determinata, forse, dal carattere della donna, dal non aver paura, dalla condizione di poter in cui erano in quel  momento e che il maschio non aveva percepito. Non c’è tra queste donne l’immigrata che chiede un lavoro da cameriera e si sente dire :”Sì, se vieni a letto con me” e neanche l’imprenditrice di  azienda che si sente dire dal direttore di banca cui chiede un prestito: “Sì, ma ne parliamo quando viene a cena con me”. Colpiscono due o tre cose. La prima è che molte sono state sessualmente turbate da comportamenti scorretti  subiti da bambine da parte di uomini adulti, a volte molto conosciuti, azioni mai confessate ai genitori ma restate  indelebili nei loro ricordi, comportamenti che loro stesse definiscono molestie e non atti di pedofilia. La seconda cosa è che tutte non contano neppure le volte in cui sono state importunate su un autobus affollato o comunque in una situazione affollata: il cinema le più anziane, quando si entrava a spettacolo iniziato e si poteva stare in piedi pressati tra la gente, la discoteca le più giovani, quando si è in tanti e la vicinanza permette di toccare in maniera inopportuna seni e sederi. Il mondo non è ancora cambiato ma una buona notizia c’è. I giovani uomini si mostrano più capaci di rapportarsi in maniera corretta con le giovani donne, più di quanto facessero i loro padri, magari pronti all’inchino ma anche ad approfittare di un angolo buio per allungare le mani.

Economista, ministeriale, sessantenne, sposata con figli. “Mai avuto un ricatto sessuale sul lavoro, mai una vera molestia da adulta. Ricordo, però, che da bambina, una volta, ero alle elementari e prendevo una specie di scuola-bus, fui costretta a salire su un autobus cittadino molto affollato e là un uomo prese a masturbarsi attaccandosi a me.  Anche se non capivo, sentii un odore di sporcizia che mi rimase a lungo nel naso tanto che raccontai il fatto alla maestra, ma quel giorno noi bambini giravamo un Carosello per il formaggino Mio e mi distrassi subito. Con i ragazzi, crescendo, per carattere ho sempre avuto un atteggiamento cameratesco che mi ha protetto senza impedirmi di avere i miei corteggiatori, solo un giorno, salita su una automobile che avevo fermato insieme a una amica per un auto-stop, mi accorsi che il conducente ci stava provando: mi fece schifo”.

Scrittrice, quaranta anni, una convivenza lunga, niente bambini. “Avrò avuto undici, massimo dodici anni. C’era un ragazzo che mi pareva molto più… Continua su cheliberta


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