Eccidio Sant’Anna di Stazzema. Non dimentichiamolo

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L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, in Versilia, fu un crimine compiuto all’alba del 12 agosto 1944 dalla 16 Divisione dei Panzerdivision delle SS comandata dal generale Max Simon e da aliquote della 36ma brigata “Mussolini” travestiti con divise tedesche con fucilazioni di massa di 560 persone tra cui 130 erano bambini.
Fin dal mese di aprile erano avvenuti tra scontri tra i “cacciatori delle Alpi” con i tedeschi e le Brigate fasciste della “Decima Mas” e sono proseguite con sempre più frequenza fino all’11 agosto 1944.

Dalla fine del 1943 fino all’estate dell’anno successivo la popolazione di Sant’Anna di Stazzema e delle Borgate limitrofe ebbe un incremento notevole per l’arrivo degli sfollati sospinti in queste terre dall’avanzamento del fronte bellico e dai continui bombardamenti che battevano costantemente la costa e le città. I tedeschi , tra l’altro impegnati alla costruzione della linea difensiva che dal mar Tirreno, lungo l’Appennino, doveva arrivare all’Adriatico, rastrellavano gli uomini per impiegarli nelle opere di fortificazione. Anche il territorio di Sant’Anna di Stazzema fu interessato dalla costruenda linea “Pietrasanta-Riegel” che doveva collegarsi alla linea Verde-Gotica che, nell’inverno 1944-45, secondo i piani del comando tedesco, avrebbe fermato l’avanzata degli eserciti alleati. Una direttiva emanata da Adolf Hitler avrebbe il 2 giugno 1944 ,imponeva che per una profondità di 10 chilometri ,al di qua e al di là della zona gotica, il territorio doveva essere sgombro da ogni insediamento civile, per cui a più riprese l’esercito tedesco ordinava il trasferimento dei civili verso Sala Baganza in provincia di Parma.

Il quadro della situazione bellico-militare nell’estate del ’44 era piuttosto confuso e complesso . La Wermacht aveva fermato lungo la linea dell’Arno la precipitosa avanzata alleata dopo la liberazione di Roma, le brigate partigiane compievano sabotaggi e attentati a danni dei tedeschi, i quali reagivano con sanguinose rappresaglie a danno della popolazione civile. Civitella in Val di Chiana, Guardistallo Padule di Fucecchio, San Terenzo Monti, Fivizzano, Bardine, sono solo alcune delle tante località che furono teatro di eccidi e di rastrellamento di civili ,voluti dal comandante Kesselring per terrorizzare e troncare connivenze tra la popolazione e le bande partigiane. La formazione partigiana che operava sulle montagne apuane “Mulargia” si sciolse a un certo punto per dissidi interni e diede vita alla “Gino Lombardi” organizzata in tre compagnie che successivamente formarono la “X bis Brigata Garibaldi” composta da circa 120 uomini ciascuna. Queste si posizionarono una sul monte gamberi ,un’altra vicino a Farnocchia e la terza tra Sant’Anna e la foce di Farnocchia.
Ci fu un ordine di Hitler il 26 luglio 1944 di trasferirsi altrove verso ValdiCastello
ma l’ordine non venne eseguito nè dalla popolazione nè dai partigiani. Il 12 agosto all’alba tre reparti di SS salirono a Sant’Anna e un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle sette il paese era circondato.

Gli uomini si rifugiarono nei boschi per non essere deportati,donne,vecchi e bambini rimasero nelle loro case rimasero invece nelle loro case.
In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili di cui solo 350 vennero in seguito identificati. Tra le vittime c’erano invece bambini minori di 10 anni di età.
Si trattò non di una rappresaglia ma di un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione e soggiogarla grazie al terrore.

L’obbiettivo era di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento tra i civili e la formazioni partigiane presenti nella zona.
Soltanto nel ventunesimo secolo si è svolto nel 2005-6 presso il Tribunale Militare di La Spezia contro dieci SS responsabili dell’eccidio condannati all’ergastolo, giudizio confermato dalla Corte di Appello e della Corte di Cassazione. E’ stato anche scoperto intanto nel 1994 a Roma nel palazzo Cesi-Gaddi “l’armadio della vergogna” che nascondeva, da oltre 40 anni, documenti fondamentali per la ricostruzione delle stragi naziste…


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