Report e i compagni di merende

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Premessa. La Rai, oltre i circa 2 miliardi che incassa dal canone nazionale in quanto servizio pubblico, come (sic) tutti gli altri milioni di canali fluttuanti in aria e in rete,  ha un solo obiettivo: conquistare spazi “ascolto/share” per incassare più miliardi possibili dagli sponsor che, bontà loro, investono non già nei contenuti  dei format, ma giusto negli impulsi sensoriali  che questi devono trasmettere. Tradotto in soldoni, vuol solo dire: se in quella fiction che ti piace tanto (da qui lo scodellarne decine una appresso l’altra e riproporre quelle più amate ad libitum: Montalbano docet) ti sbatto dentro i mei prodotti (oggi s’è arrivati, oltre alle interruzioni pubblicitarie,  persino al punto d’infilarli sulle tavole e nei frigoriferi delle fiction), si può star certi al 100% che quei prodotti avranno picchi di vendite stratosferici…

Ebbene, stante ‘sta premessa ormai consolidata, è evidente che di format per (autentico) giornalismo d’inchiesta   la Rai ne farebbe pure a meno, ma stante il costituzionale articolo 21 e dunque lo scassaminchia (Montalbano docet) “servizio pubblico” è costretta a mandarlo. Da qui Report. Epperò se ‘sto Report sfruculia e indaga tra componenti dei partiti e/o movimenti che in ‘sta Rai la fanno da padroni in quanto compotenti CDA, allora s’alza alto un nitrito: contrordine compagni!

P.S. Oh, sia chiaro: “compagni” mica in riferimento al Candido dei grandi  Guareschi e Mosca, bensì al più terraterra e assai meno candido… compagni di merende


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