Più c’è evasione fiscale, più c’è ingiustizia sociale

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In Italia, l’ultimo dato disponibile (2012) parla di un aumento dell’evasione fiscale fino a quasi 112 miliardi l’anno. Una montagna di soldi sottratti a scuole, ospedali, sussidi, politiche del lavoro e – in generale – a tutte le misure che in una società riducono la distanza tra ricchi e poveri. In una paese dove non funziona il fisco, i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ed è quello che sta succedendo in Italia, con l’aggravante di un debito pubblico che continua ad aumentare.
L’evasione non è una calamità naturale a cui non ci si può opporre. Se c’è, è perché la si permette. I grandi evasori sono tanti e orientano i voti che controllano verso chi non li disturba. Lottare contro di loro, significa essere disposti a pagare un costo iniziale di consenso salato. Allora per molti partiti – anche di sinistra – è meglio dire che l’Europa è cattiva e non ci dà flessibilità, che assumere 10 mila ragazzi e metterli a fare le pulci a chi ha un alto tenore di vita e denuncia un reddito da mendicante.
La soluzione è legare la lotta all’evasione, al miglioramento della qualità dei servizi e alla progressiva riduzione delle tasse. Se colleghi la Finanza a scuole pubbliche non cadenti, ma pitturate di fresco per i tuoi figli, cambi idea sul fisco.  Se vedi liste d’attesa negli ospedali di pochi giorni, inizi a capire l’importanza delle tasse. Solo in questo modo, l’Italia potrebbe cambiare da così, a così. Perché noi cittadini capiremmo che la soluzione alla nostra ingiustizia sociale e alla fatica di vivere che ne deriva, ce l’abbiamo in casa. E inizieremmo a guardare chi evade non con l’ammirazione di chi tiene per sé, ma con il disprezzo di chi toglie agli altri.

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