Carlo Freccero: “tra editto bulgaro e diktat di Anzaldi cambia la forma ma non la sostanza”

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“Mentre l’editto bulgaro ha comunque creato scandalo, anche se poi è stato regolarmente applicato, il diktat di Anzaldi è passato nell’indifferenza generale. Direi che hanno reagito solamente quelle persone che in qualche modo erano state coinvolte dall’epurazione e dall’editto bulgaro”.
Carlo Freccero nel 2001 era direttore di Rai2. Epurato dopo una puntata di Satyricon da un Silvio Berlusconi che allora aveva il potere di mettere il bavaglio ai giornalisti, è oggi consigliere del Cda Rai. Articolo21 gli ha chiesto un paragone tra gli attacchi a Rai3 di questi giorni e quanto accadeva all’epoca del Cavaliere.

“Alla base di entrambi vi è la frase di Berlusconi: «uso criminale del mezzo televisivo». L’esito diverso sull’opinione pubblica deriva dal cambiamento dell’opinione pubblica che nel frattempo è stata normalizzata e non ritiene più che l’informazione dica la verità, ma piuttosto che si uniformi alla maggioranza, nella fattispecie addirittura alla maggioranza del Pd secondo Anzaldi. Questo concetto di maggioranza che vince sulla verità faceva ancora scandalo all’epoca di Berlusconi, perché nuovo e non ancora assimilato, sembra invece ovvio oggi, tanto che il diktat Anzaldi è stato liquidato non come un’offesa alla libertà di stampa in quanto tale, ma come una faida interna al Pd per affermare una linea di maggioranza condivisa. Mi sembra che le parole di Anzaldi più o meno dicano che Rai3 o Tg3 ignorano che all’interno del Pd Renzi ha preso il potere. Il giornalista non deve rispondere dell’oggettività dei fatti ma della compatibilità dei fatti con la linea di governo o di partito emergente. Una tesi che farebbe rivoltare nella tomba i teorici della deontologia professionale del giornalismo. Dunque l’ideologia è cambiata. Non importa il vero, ma la linea ideologica della maggioranza espressa dal popolo (anche se Renzi non lo ha votato nessuno) o dal partito.
Nella valutazione dei due episodi, incide anche la differenza tra Renzi e Berlusconi nell’immagine che proiettano di sé sull’opinione pubblica. Entrambi sostenitori del pensiero unico (una sola economia, non c’è più destra e sinistra, c’è solo la realtà economica), Berlusconi esibisce questo pensiero unico facendolo proprio ed esponendolo come suo. Risulta quindi, almeno per una fascia dell’opinione pubblica, dittatoriale, autoritario, prevaricatore.
Al contrario Renzi incarna il pensiero unico (non c’è destra e sinistra, c’è un unico sistema economico ecc.), come modesto servitore dell’efficienza del Paese. Appare anziché dittatoriale, manageriale, efficiente, attivo propugnatore del fare. Abolite le ideologie, il concetto di verità non si identifica più con la corrispondenza ai fatti ma, con le logiche economiche. È come se la censura agisse oggi per il bene comune, per cancellare quelle verità che non generano profitto”.


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