Parrocchie aperte ai profughi. Lo scossone alla Chiesa di Papa Bergoglio

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Mentre i nemici di Papa Bergoglio affilano le armi in vista del prossimo Sinodo, Papa Francesco continua imperterrito a dare scossoni a questa vecchia Chiesa europea, incerta se farsi paladina di un’ intransigenza rigorosa e quasi assoluta e alcune aperture che vengono da alcuni Vescovi consapevoli di essere a contatto con una realtà sociale profondamente mutata in profondità negli stessi elementi costitutivi della nostra  vita sociale e,quindi,  negli elementi costitutivi dei rapporti familiari.

Molti Vescovi credono che il dibattito nasca dall’ esigenza di un rigore teologico, senza capire che sono le situazioni sociali che hanno cambiato i termini del dibattito. E’ questo mutamento epocale che è all’ origine di questo dibattito teologico, non viceversa. Nei paesi occidentali le richieste che vengono avanzate relativamente all’ indissolubilità, o meno,  del matrimonio, nascono da problemi strutturali della civiltà occidentale, da forme di vita che si sono strutturate in modo tale che è sempre più difficile che un rapporto possa durare trenta/quarant’ anni. Viviamo  in una società in cui uno può laurearsi a Boston, poi essere costretto ad andare a lavorare al Cern di Ginevra, mentre la moglie, se vuole continuare le sue ricerche, deve trasferirsi in Canada o magari Australia.

Sono felici i teologi rigoristi che l’ appoggio alle loro tesi venga dai Vescovi africani e nemmeno sanno che in Africa, le condizioni di vita sono tali per cui l’ avere molti figli, vuol dire garantirsi dall’ insufficienza delle garanzie mediche presenti nella civiltà occidentale, un modo di difendersi dall’ alto rischio di morti infantili, dall’ esigenza di avere l’ aiuto del lavoro fisico della rete familiare, dal fatto oggettivo che la composizione di molte tribù si basa su un numero limitato di persone, dove il rispetto rigoroso di alcune regole impediscono che nascano fenomeni di instabilità, di aggressività interna alla vita di quel gruppo sociale cosa che renderebbe la vita sociale il luogo di faide, di vendette mostruose.

Bergoglio ha un senso straordinario dei grandi fenomeni sociali. Prendiamo  il caso della povertà o del lavoro che molta parte della Chiesa ha considerato, o ridotto, a un fenomeno di buona volontà tra parti diverse, a un appello alla generosità, a un problema di invitare a seguire esortazioni morali. Lui ha capito bene che il problema della povertà è un problema globale e, allo stesso tempo, strutturale. Un problema che non si vince con le buone azioni, con il singolo gesto di generosità. Il suo “Poveri di tutto il mondo unitevi”, se così possiamo sintetizzare il suo pensiero, è un salto di qualità e di comprensione nella dottrina sociale della Chiesa. E’ anche il coraggio di prendere sul serio quanto  sta scritto: “faccio nuove tutte le cose”. E allora? Perché tutta questa paura di cambiare? Di aprirsi al nuovo?

Ora tutti lodano la Merkel, ma il primo a capire che il problema dell’ Esodo era un fenomeno irruento e non gestibile voltandosi dall’ altra parte quando morivano alcune centinaia di disperati è stato Papa Francesco. Del resto chi più della Chiesa dovrebbe essere un’ esperto dell’ Esodo. La Bibbia sembra essere un insegnamento che non si esaurisce mai.
Ora, mentre molti paesi rifiutano di accogliere presenze che ormai ci sono e continueranno a ingrossarsi per i prossimi vent’ anni, come prevedono gli esperti americani, Papa Francesco invita parrocchie, conventi, istituti religiosi ad accogliere queste nuove presenze. Più che un atto rivoluzionario, una parola forte che parla con voce alta, un vero e proprio scossone a una Chiesa che vede i seminari e gli istituti religiosi immiserirsi di presenze, di vitalità, all’ invecchiamento di chi resta..

In molte parrocchie il sacerdote, perso il ruolo sociale che aveva un tempo, è un uomo solo, che non ha molte possibilità di comunione, di stare assieme a un mondo vasto, variegato, mobile. Spesso si trova ridotto al piccolo mondo, sempre più rado, che trova nella sua chiesa, quando scende la mattina per celebrare messa, a volte non senza tristezza constatando il numero sempre più asciutto delle presenze.
Certo queste presenze che vengono da fuori, così eterogenee, per paesi e luoghi di origine, dalle tradizioni e dalle religioni  così diverse, con la molteplicità di valori a volte persino opposti anche in gruppi che noi, dall’ esterno giudichiamo omogenei. Valori e tradizioni ancor più diversi se rapportati ai nostri valori, o presunti tali, alle nostre tradizioni, a ciò che riteniamo di aver conquistato sul piano dei diritti e delle conquiste della nostra vita civile. In molti casi conquiste che ci sono costate molto e che non ci sono state affatto regalate..

Sappiamo bene che in un’ esodo c’ è di tutto: la disperazione, la speranza, la tentazione dell’ idolatria (il vitello d’ oro, simbolo del denaro, del dio finanza). Certo in un’ esodo c’ è  la santità e la delinquenza, la vita e la morte, la generosità e la sopraffazione. Certo questo esodo porrà molti problemi. Ma c’ è qualcuno che crede davvero alla terapia del filo spinato, del muro di Berlino ricostruito ad uso degli extracomunitari. Questa migrazione massiccia e incontenibile porrà tali e tanti problemi che non sarà facile risolvere. Intanto hanno già messo in discussione l’ idea ingenua  che questo trasferimento si potesse risolvere in un meticciato culturale.

Papa Bergoglio ha iniziato, subito, prontamente, dal riconoscimento del problema, della sua immensità.  Da Pastore ha cominciato da ciò che di più umano c’ è nell’ uomo, dalla misericordia, dalla possibilità di trovare un incontro, un’ accoglienza, un segno di speranza. Lui, Pastore di anime, ha trovato e indicato con forza la strada che gli è propria. I politici sapranno trovare la loro strada? la strada della politica? Certo. Bene la Merkel. Ma ci troviamo solo all’ inizio. La Merkel è intervenuta con intelligenza sull’ immediato, ma riuscirà la politica ad elaborare e attuare una strategia che vada oltre l’ oggi? E’ consapevole che proprio su questi tempi lunghi  si gioca la sopravvivenza della civiltà occidentale?


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