Merce scaduta.

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Merce scaduta, il manifesto. Merce umana, che non si poteva congelare nella cella frigorifera del camion che faceva la spola tra Budapest e Vienna. Così, senz’aria, la merce questa volta s’é avariata. In decine sono morti soffocati: per fortuna avevano pagato in anticipo per diventare merci. Non lo sapete? Le merci circolano libere nell’Europa neo liberale, gli uomini no. Se non sono cittadini di uno di quei 28 paesi. Angela Merkel s’è rivoltata: “siamo ricchi, possiamo aiutarli”! Intanto Leoluca Orlando andava al porto ad accogliere la nave Poseidon, carica di siriani con gli occhi lucidi di speranza e i loro bambini. Nella stiva, 52 “passeggeri di terza classe”, nell’acqua a testa in giù: merce scaduta. Il sindaco di Palermo, che parla tedesco come la Merkel, sa che “Grecia e Italia hanno accettato di identificare (schedare) tutti i migranti in arrivo”. E che non potranno più nasconderli più sperando che scappino verso nord. Poi, certo, Merkel ha detto che “siamo ricchi”, e che dunque dovremo accoglierli, non solo in Italia e Grecia. L’unità ( la nuova Unità, rifondata da Renzi anziché da Gramsci), non si occupa di tali inezie. Fedele allo slogan della  festa, cèchidicesì, titola: “O l’Europa o gli schiavisti”. Tutti per il sì, tutti in Europa e per ammazzare gli schiavisti. Come non trasportassero merci per conto terzi, come se non fossero,in fondo, piccole api della capitalismo neo liberista.

USA e Spagna. Due buone notizie dalla crisi. Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è cresciuto del 3,7% nel secondo trimestre. La Spagna sta tornando a crescere a un ritmo dell’1% l’anno. Già nel 2012 la Spagna di Rajoy -lo spiega Dario Di Vico sul Corriere- aveva concesso agli imprenditori “flessibilità, riduzione drastica dei costi di licenziamento, possibilità di ridurre gli stipendi” (e ai proprietari di case, il diritto di sfrattare le famiglie dei licenziati!) La cura di cavallo pare stia funzionando, anche se la disoccupazione resta al 22%. E ci vorranno anni e anni di congiuntura positiva – senza sindroni cinesi- per ripristinare le condizioni di vita (e le speranze) del tempo che fu. Il successo degli Stati Uniti si spiega con altro: coraggiosi investimenti federali (oltre all’aumento delle spese militari), liquidità garantita dalla Fed, imprenditori che tornano a fare gli imprenditori (anche perchè la borsa è volatile) e investono in ricerca e sviluppo. Due buone notizie. Né l’una n’è l’altra garantiscano che la ripresa tornerà robusta, ma sono ricette di segno opposto. Seguiremo la Spagna o  gli Stati Uniti?

Zitti zitti, di nascosto, non dirlo ai giornali che il il nostro governo- sta finalmente prendendo atto che truccare i dati e narrare positivo non stimola la ripresa. Ora deve ammettere che “l’aumento netto di contratti di lavoro a tempo indeterminato nei primi sette mesi dell’anno è pari a 117 mila circa, non già 420 mila come inizialmente -e trionfalmente- annunciato”, Riccardo Puglisi, Corriere. Il jobs act non ha funzionato come diceva Poletti, né gli 80 euro come sperava Taddei. Il governo si difende dicendo che erano comunque scelte giuste, ma Padoanora propone di tagliare di più le tasse alle imprese che investono in macchinari e ricerca, o assumono giovani e donne del sud.

La favola del lupo e dell’agnello Allo “studioso” D’Alema che chiedeva dove fossero finiti i 2 milioni di voti persi in un anno per gli errori di Renzi, Lotti ha risposto che Bersani aveva fatto peggio. In passato tuo padre -disse il lupo all’agnello- bevve la mia acqua. Per vent’anni -dice Renzi- siete stati anti berlusconiani e “l’Italia è andata in pausa”. Perciò il giovane premier si appresta a fare (meglio?) quello che voleva fare Berlusconi. Da rottamatore a continuatore! Sarà, concede Guido Crainz su Repubblica, ma preoccupa “la vaghezza estrema con cui oggi si parla di “ripresa”, quasi si pensi ad un tranquillo ritorno agli scenari precedenti la crisi”. A proposito, Renzi e Marino si son messi d’accordo: per il Giubileo di Francesco si punterà a pulire le strade. Per il Giubileo di Wojtyla, Rutelli D’Alema seppero far meglio. Diciamo.

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