Ma che colpa abbiamo noi!

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Il 17 febbraio 2011 la Libia proclama la giornata della collera. Per La prima volta nella quarantennale storia libica del Rais le autorità hanno paura: dopo Tunisia ed Egitto è proprio la Libia che si ribella. E’ Bengasi a subire i primi massacri. Il 19 marzo la Francia attacca. L’operazione si chiamava Harmattan dal nome di un vento secco e polveroso considerato disastro naturale. Seguivano con medesimo (terrorifico) concetto comunicativo: Odyssey Dawn per Usa, Norvegia, Danimarca e Italia, Ellamy per Gran Bretagna, Freedom Falcon per il Belgio e Mobile per Canada. Il seguito lo conosciamo e noi l’abbiamo subito soprattutto come (costieri) utilizzatori finali

La collera ha più sinonimi e qualcuno è spaventosamente pericoloso perché manda in poltiglia il cervello. E’ anche dotata di svariate interpretazioni, ma queste sono già per interlocutori in grado di vedere oltre il proprio naso (culturale e acculturato) e perciò in grado di accettare e riflettere che gli altri altro non sono che i noi. Tra gli uomini di buona volontà (che i detrattori insultandoli, sbeffeggiandoli, incarcerandoli chiamano pacifisti) c’è addirittura chi si fa ammazzare per dimostrare l’assunto.

La collera occidentale parte dall’intolleranza (ben prima che razzismo) verso l’apparenza spicciola di quegli altri.  La collera orientale parte dall’intolleranza (ben prima che terrorismo) verso l’apparenza che quegli altri abbiamo, alla spicciolata, scelto di dare.

Sereno anniversario.


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