Intimidazione dei giudici: la vendetta dei corrotti

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Un cittadino normale dove s’immagina di essere in un processo: nella parte dell’incriminato o in quella vittima di un reato?

Se pensiamo che la legge difenda le vittime di soprusi, allora la nuova norma sulla responsabilità civile dei giudici è una pessima notizia. Un’arma impropria offerta a potenti e prepotenti – soprattutto se molto ricchi – per  vendicarsi di una condanna.  E tutto a costo zero. Perché senza alcuna filtro o sanzione per un ricorso infondato (temerario) chiunque può muoversi nella logica di “processare il processo” e denunciare il giudice, quanto meno per togliersi la soddisfazione di poterlo ricusare e di esporlo allo stress di un giudizio.
Il risultato è un attacco anticostituzionale all’indipendenza della magistratura, cioè a chi – in uno stato di diritto – realizza la legittima difesa dei deboli contro i prepotenti.
Il giudice intimidito è invece un’ottima notizia per chi in un processo s’immagina di essere nella parte dell’accusato, come spesso accade proprio ai potenti.  Che non amano essere giudicati come tutti i cittadini, perché vivono da sempre nella cultura del privilegio (dal latino privus=singolo e lex legis= legge, ovvero: colui che pretende una legge per sé, diversa da quella degli altri).
L’alta velocità per l’approvazione di questo provvedimento sarà riservata anche a quelli per la lotta alla corruzione e al falso in bilancio? Ovviamente no.
E qui il cerchio si chiude: da una parte il potere politico vuole una magistratura intimidita; visto che ha osato infrangere il privilegio della casta; dall’altra, non vuole che questa abbia strumenti normativi efficaci per disturbare il diffuso scambio tra consenso e tolleranza verso corruzione, evasione e falsità.
Con autentici frodatori, che si paragonano senza vergogna a Tortora.

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