Le critiche e le calunnie di chi non conosce ancora i dettagli della liberazione

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Greta Ramelli e Vanessa Marzullo le due volontarie rapite il 31 luglio scorso ad Aleppo in Siria sono finalmente tornate a casa.  I loro volti, erano segnati dalla lunga prigionia nelle mani di gruppi jihadisti, ma erano l’una accanto all’altra, strette in un sorreggersi reciproco, ancora unite nel loro desiderio di poter essere utili a chi è meno fortunato, così come abbiamo imparato a conoscerle in questi lunghi mesi fatti di paura, attesa e speranza.

Al loro rientro però, oltre i familiari, gli amici ed esponenti delle istituzioni, le due volontarie hanno trovato ad attenderle il giudizio, le critiche e le calunnie di chi non conosce ancora i dettagli della liberazione, ma è pronto a mettere sulla bilancia il valore di due vite umane e quello economico di un riscatto, e a scegliere senza dubbio alcuno di lasciarle morire rassegnandosi alla barbarie pur di non trovare una mediazione.

Quel peccato di utopia, quella incosciente ingenuità, quell’altruismo, che muove i cuori di due giovani donne e le porta a credere di dover fare qualcosa per la tragedia Siriana, per questo avevano fondato il progetto Horryaty con Roberto Andervill, quel giocare a salvare il mondo che non può essere perdonato: “In fondo se la sono cercata, le stronzette di Aleppo”. Si, se la sono cercata, sono volontarie, si sono recate in un paese pericoloso, in una terra in balia di un conflitto e malgrado la giovane età non era neppure la prima volta, per portare aiuti umanitari alle popolazioni civili, anziani, donne, uomini, bambini privi di qualunque cosa.

Aiutare, è scelta incomprensibile e inaccettabile per alcuni, la stessa fatta dal cooperante palermitano Giovanni Lo Porto e dal gesuita romano Paolo Dall’Oglio, ancora nelle mani dei rapitori e per i quali auspichiamo al più presto la liberazione, perché come ha raccontato il papà di Vanessa: “Quella che sto vivendo è una gioia grande, mi sembra di rinascere” è così la liberazione di un ostaggio, permette a tutti noi in qualche modo di rinascere, dopo giorni di prigionia, di totale assenza di umanità, per uomini che per natura ne possiedono infinita.


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