Giornalismo sotto attacco in Italia

Ungheria, in centomila hanno cacciato il disegno di legge anti-Internet

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Non sapeva più cosa inventarsi il premier ungherese per rimpinguare le casse dello Stato. E di certo non si aspettava una manifestazione cittadina di tale portata. Viktor Orban ha dovuto ripiegare e ha dichiarato che se ne riparlerà a gennaio. Voleva imporre una famigerata tassa sul web: circa 50 centesimi di euro per ogni giga di internet scaricato. Un giga che, grazie a smartphone e tablet, è oramai come l’ossigeno, o il rituale caffè mattutino, per migliaia di cittadini connessi al web. E anche se per consumare un giga di traffico bisognerebbe restare incollati ad internet parecchie ore, e nella pratica si tratterebbe di pochi spiccioli al mese, è un bavaglio alla libertà di informazione, messo addirittura a priori, con il disincentivo all’utilizzo del mezzo. Non esiste niente del genere in nessun Paese democratico. E non certo nell’Ue. La Commissione europea, infatti, è intervenuta, criticando l’impopolare misura di Orban e definendola inaccettabile e incompatibile con i valori e i trattati dell’Unione.

Il 21 ottobre è nato su Facebook il gruppo “100,000 Against the Internet Tax” (100mila contro la tassa su internet) e nei giorni scorsi oltre 10mila persone (per lo più ragazzi) hanno sfilato per le strade di Budapest: avevano tutti i telefonini in mano, con gli schermi luminosi rivolti verso l’alto, in segno di protesta.
Il voto del Parlamento ungherese sulla tassa era previsto per il 18 novembre, ma il governo ha fatto un passo indietro, non prima di aver tentato di aggirare la questione proponendo una modifica: un tetto mensile di circa due euro per ogni apparecchio elettronico (700 fiorini locali), pagato dai providers che, ovviamente, non ci stanno. Anche le associazioni delle aziende di telecomunicazione, infatti, hanno alzato la voce.

Ora però, è tutto congelato. Questa volta il disegno di legge è morto sul nascere, ma Orban ha già annunciato una nuova consultazione sul tema, in programma per il nuovo anno. Ha dichiarato, infatti, che il provvedimento non può essere introdotto nella sua forma attuale. Il che significa che non mollerà l’osso. Ma i giovani ungheresi hanno dimostrato di sapergli dare filo da torcere: si può digerire la spending review, ma internet non si tocca.


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