Il teatrino della politica. Caffè del 29

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Nel giorno in cui Matteo Renzi viene in Senato con la bisaccia carica di modifiche al disegno di legge Boschi, ma non sappiamo ancora quali né quanto radicali, il Corriere della Sera apre così: “La burocrazia frena l’Italia”. Parola del Premier. Vero! E una riforma della burocrazia sarebbe più importante di quella del Senato (che non è che non lo sia, importante), come più importante sarebbe la lotta all’evasione, l’introduzione del reato di auto riciclaggio (per cui sarebbe stato condannato – spiega Report – anche Berlusconi, con la frode fiscale), il falso in bilancio e la modifica dei termini di prescrizione. Questi ultimi mandano impuniti corruttori, concussi, riciclatori di denaro e proprietà delle mafie. Bravo Renzi, ce n’è lavoro da fare. E l’indice della fiducia dei consumatori, tornato già a prima del 2010, salirà ancora.

Il teatro è teatro. Silvio Berlusconi ha scelto le poltrone rosse del teatrino di una sua villa per concedere un lungo tête à tête a Corrado Formigli. “Merkel contro Berlusconi”, titola la Stampa. Invece di scusarsi per la battuta “sui tedeschi che negano i campi di sterminio”, Silvio ha addotto l’alibi tipico dei “nativi antisemiti”, ha detto di essere amico di Israele. “Attacco a Napolitano: doveva graziarmi”, scrive Repubblica. C’è qualcosa di sconcio in un uomo che sconta la sua pena sempre in televisione, sempre sputando sui giudici che l’hanno condannato e accusando il Presidente della Repubblica di  complotto (cose che a noi toccherebbero altri processi) e per di più si lagna di non aver ricevuto la grazie presidenziale motu proprio, senza bisogno di chiederla. La ciliegia sulla torta l’ha piazzata  Maurizio Belpietro, tirando dentro la contesa vicenda di Adriano Sofri, che, condannato come mandante dell’omicidio Calabresi crimine del quale si è sempre professato innocente, si è fatto anni di carcere, certo ha spiegato ha raccontato la sua versione ma senza mai insultare i suoi giudici, e non ha chiesto la grazia per orgoglio, non strizzando l’occhio a chi avrebbe dovuta concedergliela comunque.

Lo sfondo delle poltrone rosse nascondeva alla telecamera chili di fard, e con essi il viso gonfio e bolso, ma gli occhi ridotti a fessura e la ridicola escrescenza al posto dei capelli (“perché non mette una parrucca”, è sbottata una mia amica che ha dovuto indossarla, la parrucca, durante una chemio terapia) lo datavano come un ex! Ex Caimano, ex spacciatore di sogni, ex tutto. “A lui la grazia l’ha fatta il cardinale Scola”, scrive il Fatto Quotidiano, secondo cui il consiglio di inviarlo tra i vecchi di Cesano Boscone l’avrebbe dato l’arcivescovo meneghino. Resto del parere che la condanna ad assistere gli anziani, in una casa di riposo, sia il contrappasso che ci vuole per questo ex tutto. Se fossi lo psicologo che deve seguirlo, gli infliggerei brani delle spudorate menzogne che racconta in quest’ultima campagna televisiva, per contestargli la non riabilitazione, la reiterazione dell’infinito narcisismo, disprezzo per ogni altro vivente (testimoniato dalla prima sentenza sulle famose “cene eleganti”, uso cinico dei corpi, “oscenità e bassezza”).

Torniamo al Senato. Tra poco, alle 9 parlerà Renzi e capiremo se ha inteso. Un Senato di nominati, o di eletti da consiglieri regionali a loro volta selezionati con legge maggioritaria, non è accettabile se non si indicano altri contrappesi al sistema maggioritario che si intende introdurre per l’unica Camera rimasta. Se Renzi vuole insistere per il Senato non elettivo deve dire, ora, quali saranno questi contrappesi. Allo scopo di mettere la Costituzione, la Consulta, il Csm, al sicuro, fuori dalla portata di maggioranze che si creano col premio e quindi col trucco. Se invece intendesse adire anche solo alla proposta di mediazione Quagliariello (senatori eletti dal popolo, insieme ai consigli regionali, invece di un ugual numero di consiglieri) il perfezionamento delle riforme potrebbe venire in progress. Intanto Maria Elena Boschi dice al Corriere: “Il traguardo è a portata di mano e tutti abbiamo fatto uno sforzo dentro e fuori dal Pd. Rovinare tutto adesso per esigenze personalistiche sarebbe un errore”. Giusto. Non vedo, tuttavia, nulla di più “personalistico” che ignorare come il suo testo sia stato “smontato” dalle ragioni della maggioranza dei senatori e dei costituzionalisti e pretendere, per tigna,  che sia assunto come testo base.

Da corradinomineo.it


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