Egitto, sangue e rancore

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Il fallimento delle cosiddette “primavere arabe” può ormai dirsi, tristemente, un fatto. La Libia del dopo Gheddafi è in pieno caos, ci sono pericolosi fermenti in Tunisia, ma quel che preoccupa è soprattutto il ritorno alla rivolta nel Paese più grande e politicamente più importante, cioè l’Egitto. Nuovi scontri hanno infiammato la capitale e sembra solo l’inizio: solo ieri si contano più di venti vittime, compresa una bambina di sette anni, per non dire di centinaia di feriti. Dodici morti durante la manifestazione pro-Morsi, le altre in quattro attentati rivendicati dal gruppo jihadista “Ansar Beyt el-Makdes” in cui è comparso anche lo spettro, finora sconosciuto al Cairo, di un kamikaze. I Fratelli Musulmani hanno condannato l’attacco, ma hanno incitato la popolazione a una protesta che “duri diciotto giorni” per ricordare la durata della rivolta che portò, nel febbraio del 2011, alla deposizione di Mubarak dopo trent’anni di regime. Ma la giunta militare, che ora detiene il potere, ha sicuramente dalla sua parte la maggioranza della popolazione, spaventata dalla svolta islamica e la minaccia della “sharia”.

Non è purtroppo una sorpresa per gli osservatori più attenti che già in passato avevano avvertito su una festa avvenuta troppo presto. Un’impressione per chi scrive molto chiara anche tre anni fa . Proprio tornando dalla Libia ho soggiornato allora in Egitto. Il Paese già allora era militarizzato: posso testimoniarlo per Alessandria, ma soprattutto per il Cairo, letteralmente blindata. Alla sera mi sono ritrovato al centro di una gigantesca rissa. Un poliziotto mi ha spiegato: “Succede tutte le sere. Sono i musulmani che danno la caccia ai copti”, cioè ai cristiani. Lo scontro religioso è stato subito evidente. Sono andato a piazza Tahir superando i segni pesanti della rivolta: le rovine, tante rovine, ma anche la paura della gente. Un’aria pesante, non certo di pace, ma quella che sembrava soprattutto una pausa in uno scontro infinito. Con il sacrificio purtroppo anche dei reporter: dieci morti negli ultimi due anni e quattro in prigione dall’estate scorsa, tutti di al Jazeera che appoggia i Fratelli Musulmani.  Sangue e rancore. Non so come finirà, ma certo la democrazia per gli egiziani appare come un sogno molto lontano. E si attendono ancora giorni durissimi, in coincidenza con l’anniversario della rivoluzione.                                                          


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