40 anni fa entrò in commissione antimafia uno che che mai sarebbe dovuto entrarvi. Grazie a Pio La Torre la Commissione decadde e fu rifatta. E oggi?

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di Anna Scalfati e Marco Omizzolo – 

Nel momento in cui viene nominato in commissione antimafia un senatore che ha interpretato in questi anni (a pieno titolo perche’ votato) la politica del sud pontino – un senatore di cui si e’ molto parlato sulla stampa non solo per il suo ruolo nel difendere l’operato del Comune di Fondi , in pieno contrasto con le tesi di una commissione d’accesso disposta dall’allora Prefetto Bruno Frattasi – nel momento in cui questa persona assume un ruolo in una commissione che ha la stessa valenza della magistratura, tornano alla mente tutti gli episodi degli ultimi anni .

Nasce spontanea una certa stanchezza, una incertezza insieme con stupore, incredulita’ . Ma e’ solo un momento perche’ in realta’ argomenti fondamentali legati alla giustizia, alla correttezza, ai valori etico-morali che uniscono i cittadini in una storia lunga quanto il mondo non vengono neanche scalfiti dall’ennesima apparente contraddizione che viene dalla politica.

Anzi, l’analisi che deriva da questo sconcerto passeggero, la riflessione sullo stato di salute delle istituzioni e il ripercorrere storicamente situazioni e fatti della storia parlamentare, non fanno che accrescere la convinzione su quanto ogni cosa, dall’antimafia all’immigrazione, dalla Parmalat all’Alitalia, non sia oggi – e forse non e’ mai stata – una questione di destra e di sinistra, una questione ideologica e partitica ma una continua convenienza e adattamento a interessi di diverso tipo. E una volta qualcuno ci poteva contraddire, e per chi ha parlato negli anni passati di lontananza siderale tra cittadini e partiti ci sono state anche furiose reprimende. I “professionisti dell’antimafia” veri e falsi e’ stato solo un termine usato per confondere le acque nel tempo , per avviare battaglie che non ci interessano. E cosi’ nel sud pontino ci siamo abituati negli anni a vivere le contraddizioni tra la buona faccia di chi raccoglieva sacchi e sacchi di voti e la realta’ di un territorio sconvolto, al pari della vicina Campania, dalle dichiarazioni dei pentiti di camorra e anche dalle recenti indagini delle Procure Antimafia di Roma e Napoli. E poi quel lamento potente di Don Ciotti nel chiedere la riapertura dell’indagine sulla morte del povero parroco, Don Cesare Boschin , martire trucidato da sconosciuti mentre qualcuno svelava la presenza di fusti tossici interrati dai parenti di Sandokan – a partire dagli anni 90 – nella discarica di Borgo Montello ( e oggi se ne trovano, eccome, in provincia di Latina). E quindi siamo abituati a non considerare le questioni come provenienti da un “sapere” partitico. Le questioni sono quelle che vediamo e basta. Come le leucemie in Campania e i roghi e i veleni. E le responsabilita’ sono ormai cosa del passato e gia’ si parla dei soldi della bonifica. Altro denaro che verra’ dato a qualcuno : e’ questo il timore. Come vengono gestiti i centri di accoglienza per i rifugiati ? E da chi? E’ questo il nostro stato d’animo anche nel considerare le pur diverse vicende del sud pontino e della sua politica. Anche se la conoscenza dell’uno consente la conoscenza del tutto.

Ci piacerebbe che il ricordo che stiamo per evocare in coda a questo articolo, su vicende che hanno riguardato la commissione antimafia in anni passati, possa rappresentare un elemento di riflessione e anche di azione per le decisioni dei prossimi giorni. Perche’ a volte nel comportamento passato si trova la chiave di lettura del presente. Cosi’ almeno e’ stato per noi. Come infatti non ricordare oggi l’emarginazione subita da chi per anni e anni ha fatto battaglie per non portare indagati o condannati in Parlamento? Come non ricordare oggi la trasversalita’ con cui i partiti hanno agito per ritardare il rinnovamento della politica e la rinascita della societa’ italiana? Basta ricostruire le vicende, i fatti, basta riannodare i fili della memoria.

Cosi’ dovremmo anche ricostruire passo per passo la questione dei rifiuti, filo rosso che ormai congiunge come in un racconto doloroso la vicenda di quasi tutto il Paese. E dei suoi interessi . E della sua storia partitica. No, le scelte recenti operate per la commissione antimafia non ci sorprendono. Piuttosto ci deludono. Chi combatte spera sempre che sia finita. Che sia la volta buona. Che la lezione sia finalmente servita. Un po’ come le guerre, come i morti, come i massacri, come il dolore perenne che ogni singolo uomo puo’ causare all’altro con il suo comportamento. E anche noi speravamo in una fase nuova. Almeno sulle questioni che qui non vogliamo riproporre perche’ scritte fino alla nausea e nei dettagli illustrati per anni su cio’ che accade ed e’ accaduto nel sud pontino. Non c’e’ dubbio che tutti sanno tutto. Non possiamo dubitare che le notizie che circolano cosi’ bene non costituiscano elementi di scelta e di valutazione per chi amministra il bene pubblico. Per anni non e’ stato raccontato nulla dai territori, da quei territori a sud di Roma: ora e’ diverso. L’incanto si e’ rotto dopo che l’acqua privata (certamente meno buona di quella che ogni singolo Comune aveva e a prezzi migliori) ha intaccato il reddito di ogni famiglia, dopo che il cemento caduto come lava dal Vesuvio non ha prodotto quello sviluppo promesso, dopo che le ragioni del voto sono rimaste senza un nesso con la realta’ dei cittadini, dopo quelle trenta cornacchie stese come un tappeto lungo le dune di Sabaudia pronte ad accogliere una visita segreta di Roberto Saviano, ma dopo anche la denuncia dei giornalisti di Latina Oggi intimoriti da centinaia di querele e di richieste di danni, dopo tutto questo ognuno di noi poteva aspettarsi anche dell’altro.

E adesso con la memoria vediamo quegli incendi nel Parco Nazionale del Circeo con la perdita delle antiche Lestre, con la minaccia ai visitatori, con la battaglia per condurre tutto sulle barricate del pubblico o del privato, della destra o della sinistra . La grande bellezza? No e’ Il Grande Inganno. Oppure come diceva un comico “forse il grande problema di Palermo e’ il traffico”, e forse anche per il sud pontino “il problema e’ il traffico”. Ecco in questo Paese come diceva Don Milani e’ giunto il tempo delle scelte. E se a qualcuno fosse sfuggito da anni e anni il Paese si batte per la legalita’ nelle scuole, nelle parrocchie, nei giornali, nel sindacato, nelle universita’, nelle associazioni. Se a qualcuno fosse sfuggito in questo Paese c’e’ un sacco di gente anticonformista che segue l’esempio di Don Luigi Di Liegro, di don Boschin o di politici mai dimenticati come Pio La Torre. A quel tempo c’era la politica. C’era una dialettica, anche un rigore, un dibattito. Anche dei rischi. Dopo quegli anni ci sono state le stragi e i morti. Vale la pena a questo punto far vivere il ricordo che avevamo annunciato.

Era il 1973. Il caso e’ quello dell’ex assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici di Palermo, Giovanni Matta, democristiano. Ma qui la questione non era del partito di appartenenza quanto piuttosto era legata a lui: simboleggiava un uomo che mai sarebbe dovuto entrare in commissione antimafia. E non perche’ fosse indagato o condannato ma semplicemente per la sua storia. Di lui tutti sapevano e l’allora colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva stilato un rapporto, ma che non aveva avuto seguito.

L’onorevole Pio La Torre benche’ Matta fosse incensurato ne chiese l’allontanamento. Matta si appello’ al suo partito invocando la solidarieta’ di tutti per essere confermato in antimafia. Ma Pio La Torre fu cosi’ irremovibile e duro da ottenere le dimissioni di tutta la commissione antimafia (tranne i missini) compreso il suo Presidente Luigi Carraro che era dello stesso partito dell’on.Matta. La commissione decadde e fu poi rifatta. Altri tempi, altri uomini: davanti a quella commissione in molti ebbero il coraggio di parlare e di raccontare. Questo il monito oggi per chi nelle istituzioni vuole supportare la lotta per la legalita’ e per il contrasto delle mafie.


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