Giornalismo sotto attacco in Italia

Il caso Berlusconi e i nostri media

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Se si ha  la pazienza di seguire la politica italiana sui quotidiani che  amano e rispettano l’uomo di Arcore (e che hanno testate importanti dalla loro parte come, solo in parte,il Corriere della Sera e, con maggior chiarezza, il Quotidiano nazionale e molti giornali regionali al Nord e al Sud o meglio ancora le maggiori testate dei canali televisivi berlusconiani e – con qualche cautela – anche quello Rai del primo canale), si ha l’impressione che ormai i problemi italiani siano quasi sul punto di risolversi. Non soltanto dal punto di vista economico (ma questo è vero soltanto parzialmente, se si pensa all’enorme debito pubblico e alla difficoltà di abbassare il carico fiscale per la grande  generalità degli italiani che lavorano o godono la pensione )ma dal punto di vista politico e istituzionale. E su questo secondo aspetto che vale la pena fare un breve ragionamento che parte dai dati di fatto e mette da parte la tendenza di chi fa la politica per professione soprattutto nel centro-destra o di chi per altre ragioni  non può scontentare i “santi in paradiso”.Il ragionamento degli ottimisti sulla prosecuzione delle “larghe intese” anche nel 2014 e di un secondo governo Letta per alcuni anni(almeno fino al 2015, incomincio a sentire con sempre maggior decisione)si basa su alcuni presupposti dati per sicuri. Il primo è che il Capo dello Stato,Giorgio Napolitano,al suo secondo mandato di presidente della repubblica,possa concedere la grazia senza una esplicita domanda degli avvocati onorevoli Longo,Ghedini e Coppi che seguono, con ruoli e pesi diversi, la difesa dell’ex presidente del Consiglio.Nessuno o quasi ricorda che proprio Napolitano, nella sua Nota del 13 agosto scorso,ha parlato soltanto delle pene principali e questo,in termini di valutazione precisa del testo che è da fare, trattandosi di un documento ufficiale della prima carica dello Stato, significa che il Capo dello Stato non intende intervenire(come pure  potrebbe, dati  i suoi poteri).Il secondo aspetto da sottolineare è che,non presentando ricorso alla sentenza definitiva della Cassazione,gli avvocati della Corte di Appello decideranno  sulle pene accessorie in novembre-dicembre 2013 ma Napolitano ha detto con chiarezza che, senza domanda,non potrà intervenire,cancellando le pene accessorie.E dunque-anche da questo punto di vista-l’imprenditore di Arcore dovrebbe far domanda per quel che ha scritto il presidente della Repubblica. Ma così ammetterebbe le sue responsabilità nella frode fiscale e finora Berlusconi sta facendo di tutto perché la condanna sia semplicemente commutata in una pena pecuna-ria(un corrispettivo in danaro calcolato per ogni giorno di detenzione) che egli è comodamente in grado di pagare.

Ma-ed è questa l’effettiva preoccupazione-per l’uomo di Arcore se la commissione parlamentare,sostituendo subito il relatore Augello già in crisi  e il Senato votano la decadenza,la grazia del Colle se non viene concessa prima del nove settembre,è inutile.Quanto alla Consulta, invocata non solo dall’on.prof. Violante ma anche dal prof. Manzella e da altri che si preoccupano sempre di più per le possibili reazioni politiche dell’imputato,potrebbe sempre giudicare inammissibile il ricorso e quindi allungare i tempi della decisione senatoriale.Già del resto è sempre più chiaro che il senatore Berlusconi, tenendo conto di un paese che, dal 2008 ad oggi, è precipitato nella classifica mondiale per il grado di corruzione pubblica al posto di 72mo paese,vicino a paesi africani che non dispongono di un sistema democratico e parlamentare,segue una doppia tattica:da una parte,si batte con i suoi avvocati per una commutazione della pena sia per quanto riguarda la pena principale che quelle accessorie,dall’altra,si dispone-se non ci sarà la grazia-a seguire quello che Grillo ha già attuato (con la differenza che non ha nessuna intenzione di restare come garante o capo ideologico) ma ritiene di potere, grazie ai mezzi economici e mediatici di cui continua a disporre,di continuare ad essere il leader effettivo della destra italiana.In questo senso,è vitale la divisione, nel centro-sinistra, che il nuovo segretario del maggior partito metta da parte le “larghe intese” che  poco hanno prodotto finora-è un dato oggettivo- sul piano politico e pensi piuttosto a costruire con il suo partito e tutte le forze  politiche e sociali disponibili,un’alternativa credibile nelle prossime elezioni del 2014.E’ difficile,almeno oggi,che si possa arrivare con l’attuale governo o una sua stanca  riedizione all’anno delle elezioni europee.


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