Punto per punto la dura lex di Bergoglio

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Il Papa riforma il diritto penale del Vaticano, introduce una serie di reati legati alla pedofilia, intensificate le misure anticorruzione. La tortura diventa un reato.

Di Francesco Peloso

Quest’articolo è apparso anche sul Secolo XIX del 12 luglio

Papa Francesco non si ferma: in un colpo solo buona parte del diritto penale vaticano è stato riformato e aggiornato. Diverse tipologie di reato relative alla pedofilia sono state infine introdotte anche in Vaticano, inoltre è stato cancellato l’ergastolo; sono invece entrati nel codici reati come l’apartheid e la tortura, in quest’ultimo caso i sacri palazzi hanno fatto addirittura prima dell’Italia. In sostanza è accaduto che lo Stato della Città del Vaticano ha approvato una serie di nuove norme di carattere penale, quindi il Papa con un motu proprio le ha estese alla Santa Sede, cioè alla curia romana, ai suoi dicasteri, ai funzionari e ai numerosi dipendenti. All’origine delle varie novità una serie di convenzioni internazionali dell’Onu – da quella sui diritti del fanciullo a quella contro le discriminazioni razziali ai vari documenti relativi sulla cooperazione internazionale per il contrasto del crimine organizzato – ratificati dalla Santa Sede. Va anche ricordato che tutta l’operazione era stata avviata sotto il pontificato di Ratzinger.

Abusi sui minori
Uno degli aspetti più interessanti è quello relativo all’introduzione di reati fino ad ora non previsti come la violenza sessuale, la pedopornografia, la prostituzione, la detenzione di materiale pedopornografico, gli atti sessuali con minori. Si tratta di reati molti gravi che hanno visto il coinvolgimento della Chiesa a livello locale in una miriade di casi in diversi Paesi del mondo. Il fatto che ora si parli di processo penale anche nei sacri palazzi toglie ogni alibi a quelle conferenze episcopali che troppo spesso hanno tergiversato quando si trattava di collaborare con la giustizia civile. Fra l’altro, ora, anche un capo dicastero, si tratti di un arcivescovo o un cardinale, può essere sottoposto a giudizio per questo o altri reati, anche se a giudicarlo sarà la Cassazione dove il collegio giudicante è composto da cardinali.

Corruzione e reati amministrativi
Sono stati ancora accresciuti, sempre in sintonia con quanto previsto dalle convezioni internazionali, i reati relativi alla corruzione, ma oltre a ciò è stato previsto che anche le ‘persone giuridiche’ siano sottoposte a forti sanzioni qualora la loro attività risulti essere criminosa; l’autorità giudiziaria, inoltre, inoltre in materia di prevenzione può ricorrere al congelamento dei beni. Anche la cooperai zone internazionale è stata ampliata. Si tratta di una serie di novità che potrebbero avere grande rilevanza nelle varie indagini relative a reati finanziari che vedono coinvolte strutture vaticane come lo Ior o l’Apsa, il dicastero dell’Amministrazione apostolica della Santa Sede. Fra l’altro la Santa Sede in materia di corruzione fa riferimento alla Convezione dell’Onu dedicata al tema risalente al 2003.

Giusto processo
I codici sono stati rinnovati anche in materia di giusto processo, vengono riconosciute la durata ragionevole del procedimento e la presunzione d’innocenza dell’imputato. In sostanza norme di garanzia e strumenti giudiziari d’indagine rinnovati.

I delitti contro l’umanità
“Sono state introdotte anche figure criminose relative ai delitti contro l’umanità” spiega una nota vaticana, è stata prevista fra l’altro “la specifica punizione di delitti come il genocidio e l’apartheid, sulla falsariga delle disposizioni dello Statuto della Corte penale internazionale del 1998”; non si tratta solo di atti formali: nessuno, colpevole di reati di tale portata, potrà pensare di rifugiarsi in Vaticano in quanto anche lì sarà perseguibile. L’ergastolo è abolito, resta una pena massima fra 30 e 35 anni.

Processo al corvo
Fra l’altro le nuove norme prevedono che “i competenti organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano esercitano la giurisdizione penale anche in ordine ai reati commessi contro la sicurezza, gli interessi fondamentali o il patrimonio della Santa Sede”. Ancora l’introduzione nell’ordinamento vaticano dell’art. 116 bis per chi trafuga documenti stabilisce che chiunque riveli notizie riservate, rischi ora fino a 8 anni. “Se il documento trafugato riguarda interessi di particolare tenore e riservatezza – ha spiegato il professor Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale Vaticano – le pene lievitano dai 4 agli 8 anni”. Insomma con le nuove leggi il maggiordomo infedele Paolo Gabriele non se la sarebbe cavata tanto facilmente.

Trasparenza finanziaria
Se queste sono alcune delle novità introdotte, altre ne arriveranno fra non molto. A spiegarlo è stato lo stesso direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi per il quale “altre leggi sono in preparazione non di natura penale ma relative agli adeguamenti richieste da Moneyval”. Quest’ultimo è l’organismo del consiglio d’Europa che verifica l’adeguamento degli Stati agli standrad internazionali sull’antiriciclaggio; Moneyval sta esaminando il Vaticano ed entro la fine dell’anno dovrà redigere un rapporto su come si comporta la Santa Sede. Infine l’Osservatore romano riferisce che mercoledì si è riunita la commissione sulla riforma dello Ior voluta dal Papa, all’incontro hanno preso parte anche il presidente della banca vaticana Ernst Von Freyberg e il nuovo prelato dello Ior monsignor Battista Ricca. Francesco vi ha preso parte “per incoraggiare i lavori della commissione”.

da ilmondodiannibale.it


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