Giornalismo sotto attacco in Italia

Al Raduno dei Giovani di Libera, la Trattativa Stato-mafia

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“La domanda che tutti fanno in questi anni ai giornalisti e’: cosa ne pensi della trattativa?  Devo dirvi che io non ho una mia idea. Ma faccio il giornalista e l’unica cosa che posso fare e’ cercare di capire”. Così il direttore di Marsala.it, Giacomo di Girolamo, introduce l’intervista ad Attilio Bolzoni sulla “Trattativa Stato – mafia” nel secondo pomeriggio di formazione, al IV raduno dei giovani di Libera, in corso a Marsala sino al 29 luglio. Le polemiche, le divisioni, i protagonismi. Tutto e il contrario di tutto ha contaminato questa inchiesta: eccetto la verità. “Da circa vent’anni, in particolare, non c’è dibattito civile su nulla nel nostro Paese e la “trattativa” non fa eccezione – spiega Bolzoni. Anche la magistratura si è divisa. Su questo argomento, più trascorre il tempo, più ci sono posizioni estreme, da un lato quelle gia’ date, dall’altro quelle negazioniste.

“Non ha senso parlare di trattativa al singolare – sottolinea Bolzoni: dall’omicidio Lima, all’accelerazione della strage di via D’Amelio, sino alle latitanze dorate – solo per citarne alcune – lo Stato ha sempre trattato con la mafia. Ci sono zone del nostro Paese in cui la situazione è molto grave, come nella provincia di Latina, e anche questo è frutto di un tacito patto fra la mafia e altri poteri, di diverso colore politico. Si tratta di un sistema di potere trasversale alle classi politiche e dirigenti”. Bolzoni e Di Girolamo parlano dei rapporti mafia e politica: non solo a Roma ma anche a Trapani. Fra gli altri, il caso che riguarda l’ex sottosegretario all’Interno, Antonio D’Alì, imputato a Palermo per concorso esterno alla mafia. In attesa della sentenza sul politico trapanese il nostro governo ha riconfermato il ruolo di rappresentanza in Europa che era già stato affidato a D’Alì.

Il giornalista di “Repubblica” ha ricordato le indagini condotte dal giudice Giovanni Falcone sui rapporti fra i politici e i mafiosi, non solo in Sicilia. “Il metodo Falcone – spiega– era garantista, era una attenta e scrupolosa ricerca di tutte le prove. Solo allora, il magistrato decideva di chiudere l’inchiesta e chiedeva l’apertura di un processo. In molti si dicono suoi eredi ma dopo vent’anni sarebbe l’ora di chiudere questa diatriba fra “caselliani” e “grassiani”. E a proposito delle indagini su trattativa Stato – mafia: “In questi anni – commenta Bolzoni – ho visto pentiti di mafia raccontare pezzi di questo patto ma non c’è nemmeno un pentito di Stato che ci spieghi quello che è successo. Al contrario, durante il processo Tagliavia a Firenze, ho visto interrogatori di importanti uomini dello Stato che non ricordavano nulla, che non sapevano dire nulla in merito a quegli anni. Alle scelte importanti che vennero fatte, non solo sui 41 bis.

Stretta fra opportunità politica, diatriba giornalistica, vuoti di memoria istituzionale, la vicenda del “patto” Stato – mafia e’ destinata a rimanere in attesa di verità in sede giudiziaria. A Palermo, al processo che si è’ da poco aperto a seguito dell’indagine sulla “Trattativa” Stato – mafia, Libera si è costituita parte civile. E in tribunale, come fuori, chiede di sapere cos’è accaduto prima e dopo il biennio stragista.

da liberinformazione.org


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