Giornalismo sotto attacco in Italia

Pericolo scampato per il primo ministro somalo

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All’inizio di questa settimana un gruppo di parlamentari, giunti poi sino a 93 su 275 membri del Parlamento somalo, ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del Premier Abdi Farah Shirdon lamentando incertezze e ritardi nell’azione del governo. Con questi temi, però, si è eluso quello principale della debolezza dell’esecutivo che consiste nel prevalere dell’azione del Presidente della Repubblica federale somala Hassan Sheikh Mohamud sul ruolo del Primo ministro.

Seppure la mozione di sfiducia, prima del voto in aula e dietro pressione della società civile, sia stata ritirata dai parlamentari, questi hanno sottolineato di non rivolgere i loro strali sulla persona del Primo ministro, ma sull’inefficiente azione governativa. E’ rimasta, così, sullo sfondo la questione dei ruoli istituzionali che, dopo il periodo di transizione, ha visto affermarsi la repubblica parlamentare in cui è il Parlamento che elegge il Presidente della Repubblica federale somala il quale, a sua volta, nomina il Primo ministro.
Questa architettura istituzionale è stata distorta dall’azione personale del Presidente della Repubblica che, di fatto, sovrasta quella del Primo ministro anche con l’ausilio della fedelissima Vicepremier e Ministra degli esteri Fawzia Yusuf Haji Adan che procura al Presidente gli inviti che la comunità internazionale rivolge al governo e, accompagnandolo all’estero, si sostituisce al Primo ministro. Se una colpa il Primo ministro ha, è quella di non rivendicare il suo ruolo di indirizzo dell’azione governativa cedendo al Presidente la conduzione del governo soprattutto nei rapporti internazionali.
In realtà, all’interno, il Presidente non è in grado di imporsi oltre i confini di Mogadiscio.
Qui, infatti, ha perfino potuto minacciare di revoca della licenza il proprietario dell’albergo City Palace ove avesse consentito un pranzo tra i parlamentari dell’opposizione, ma a Kismayo, terza città della Somalia e maggior porto delle aree meridionali, non è stato in grado di sedare gli appetiti degli attori regionali, tra cui la ricca e potente comunità keniota di origine somala che considera Kismayo come proprio pied-à-terre e, con l’esercito del Kenya, ha impedito agli esponenti governativi di entrare in città adducendo motivi di sicurezza.
Quanto durerà il patto di non belligeranza tra il docile Primo Ministro e l’arrembante Presidente della Repubblica federale?

da http://primavera-africana.blogautore.repubblica.it/


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