Pacificazione, parola-truffa

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Pacificazione: ecco un’altra “parola-truffa” da poco inoculata nel dibattito politico.
Si riferisce ai processi in corso contro Berlusconi nel rispetto della legge, ma insinua il significato di una “guerra”, a cui  far seguire una “pace”.  Siamo sempre nel filone semantico del vittimismo aggressivo berlusconiano: persecuzione, uso politico della giustizia, toghe rosse, ecc.

Ad accettare questa forzatura si è aggiunto recentemente anche Renzi con la sua dichiarazione: “non ho l’obiettivo di mandare in galera Berlusconi, ma di mandarlo in pensione”, avallando così – anche da sinistra – la versione di B seconda cui è l’avversario politico  che può mandarti in galera, non la legge, in perfetta consonanza con la mitologia della  persecuzione.
Al disinvolto sindaco di Firenze forse è sfuggita la devastante portata delle sue parole.
O forse ha voluto dare un “aiutino” al suo simpatico nemico, da cui è andato a pranzo.
Tutto questo è inaccettabile.
La Sinistra deve reagire ed opporsi alla semplice idea di un condono politico-giudiziale a Berlusconi, in qualsiasi modo realizzato.
Perché se salta il principio di eguaglianza davanti alla legge, salta la Costituzione.
Altro che Convenzione.

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