Giornalismo sotto attacco in Italia

Verro: dal Pdl alla Rai e viceversa. Senza dimettersi

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Ci auguriamo davvero che il prossimo Parlamento possa e voglia risolvere il conflitto di interessi come oggi, quasi tutti dicono di voler fare. Nel frattempo la saga dei conflitti irrisolti si è arricchita di un capitolo nuovo quello relativo al consigliere di amministrazione della Rai Antonio Verro, nominato, ovviamente, dal fronte berlusconiano.

Verro, uomo di assoluta fiducia del Cavaliere, già con lui ad Edilnord, risponde a quei requisiti di fedeltà politica e aziendale che il Cavaliere ha indicato come le priorità di questa stagione. Il consigliere Rai è già stato parlamentare Pdl, poi è passato alla Rai, diventata una sorta di azienda satellite di Mediaset.
Da quella postazione ha condotto “memorabili battaglie” contro i vari Santoro, Fazio, Saviano, Dandini…, ritrovandosi sempre dalla parte di chi voleva espellere dal servizio pubblico: “Quelli che non piacevano a Berlusconi…”

Carico di cotanti onori, anzi grazie a tante battaglie condotte contro autori e temi sgraditi, è stato ora ricandidato nelle liste del Cavaliere ma, almeno sino ad oggi, non ha ritenuto di dimettersi contestualmente dal ruolo di controllore della Rai e neppure di autosospendersi.

Nulla di simile si era mai registrato nella lunga e non sempre gloriosa storia della Rai, dove, tra mille ipocrisie, tentavano almeno di salvare la faccia e le forme. Ora non si finge neppure più, il conflitto di interessi è diventato parte del passaggio urbano, anche a Viale Mazzini.

Sarà pur vero che nessuna legge obbliga Verro alle dimissioni, ma sicuramente nessuna legge impedisce agli attuali vertici della Rai di chiedere al consigliere di farlo lo stesso. Se non lo facesse potrebbe persino trovarsi a partecipare, direttamente o indirettamente, a nuove nomine o a decisioni riguardanti la campagna elettorale.
In ogni caso esiste una incompatibilità etica che viene persino prima delle leggi e degli statuti.
Dal momento che non pochi berlusconiani userebbero l’etica esattamente come Bossi avrebbe voluto fare con il tricolore, sarà il caso non solo di risolvere il conflitto di interessi, ma anche di abrogare la legge Gasparri che, come il caso Verro insegna, non ha neppure previsto una carta delle incompatibilità per i consiglieri di amministrazione.

Del resto, per parafrasare Nick Cosentino, già uomo di fiducia del cavaliere per il casertano, perché mai il conflitto di interessi dovrebbe valere per i cavalli, quando non vale per il cavaliere?

*tratto da Il Fatto quotidiano


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