Appello all’Onu e all’Unione europea: fermare le politiche anti-Rom in Italia

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Il Gruppo EveryOne lancia un drammatico appello affinché abbia fine la persecuzione del popolo Rom in Italia. Dal 2007 a oggi l’Italia è stata colpita da migliaia di sgomberi, nei quali si sono verificati innumerevoli abusi. Maltrattamento di uomini, donne e bambini. Allontanamento forzato senza alternativa sociale. Espulsioni per “pericolosità sociale”. Denunce e condanne per sfruttamento di minori, accattonaggio, occupazione di suolo pubblico e altri reati creati ad arte per colpire i Rom. Centinaia di bambini sono stati levati alle famiglie per povertà e dati in adozione a famiglie italiane (spesso i genitori li hanno persi perché non avevano il denaro né un domicilio per seguire i procedimenti giudiziari). Molti Rom sono morti a causa di malattie, freddo, incidenti, roghi, violenza. Molti bambini sono morti nel grembo delle madri dopo le espulsioni: la mortalità dei bambini Rom è 15 volte superiore a quella dei bambini italiani. Nel 2007 circa 70 mila Rom romeni vivevano in Italia. Più di 20 mila sono stati condannati al carcere. Le famiglie perseguitate sono fuggite in Spagna, Francia, Grecia e altre nazioni dell’Unione europea. Molte sono tornate in Romania. Il Gruppo EveryOne ne ha assistite tante, con le proprie forze, sia in Italia, sia aiutandole a rifugiarsi all’estero o a tornare in patria. La Convenzione di Ginevra non protegge le famiglie Rom perseguitate in uno stato dell’Unione europea quando si trasferisce in un altro (una delle tante gravi violazioni del diritto di asilo, ormai istituzionalizzate). Da parte nostra, abbiamo collaborato con il Parlamento e il Consiglio d’Europa nella realizzazione di Direttive e Risoluzioni, soprattuto quando Viktoria Mohacsi ed Els De Groen erano europarlamentari e difendevano il popolo Rom. Quando le due europarlamentari e attiviste umanitarie e quando i Radicali italiani non hanno potuto tornare nel Parlamento europeo, le politiche europee sui Rom sono diventate avulse dalla realtà, inefficaci, lontane dal mondo dei difensori dei diritti umani e dei Rom. I nostri appelli, da allora, cadono nel vuoto e le informazioni che trasmettiamo sono semplicemente inserite in Rapporti cui non seguono azioni europee a sostegno dei Rom. I co-presidenti del Gruppo EveryOne hanno subito una terribile persecuzione politica, poliziesca, giudiziaria, caratterizzata da otto cause penali intentate dalle autorità italiane, con il rischio di lunghe condanne al carcere (per reati di calunnia, diffamazione, interruzione di pubblico servizio ecc.). Solo grazie all’intervento dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, della Commisssione europea, di FrontLine Defenders, degli Avocats sans frontières e di decine di organizzazioni per i diritti dei Rom da tutto il mondo gli attivisti di EveryOne sono (finora) stati assolti. Tuttavia, i procedimenti penali sono costati loro tanto denaro e li hanno obbligati a trasferirsi da una città a un’altra, per evitare nuovi attacchi istituzionali. Gli attivisti di EveryOne hanno ricevuto inoltre misure poliziesche da parte delle questure, pedinamenti, continue convocazioni presso le autorità con i pretesti più disparati. In aggiunta, da parte di “anonimi”, minacce, intimidazioni, agguati, aggressioni fisiche, inclusione in liste di proscrizione neonaziste e razziste, censura mediatica e culturale (per quanto riguarda gli attivisti del Gruppo EveryOne che sono anche scrittori e artisti). Tuttavia, il Gruppo EveryOne è ancora accanto ai Rom, li difende con le proprie forze (perché l’organizzazione si autofinanzia) e si impegna quotidianamente contro una persecuzione che si fa sempre più grave e trova sempre meno tutela nel mondo. Attualmente solo 6/7 mila Rom romeni sono rimasti in Italia. Sono frazionati in piccole comunità che la polizia sgombera a un ritmo frenetico, arrivando all’alba per evitare che i cittadini siano testimoni di azioni tanto ingiuste e crudeli. Le famiglie sono trattate come “asociali”: un problema di sicurezza, come avveniva poco prima e durante l’Olocausto. Ricevono pesanti multe, denunce, fogli di via. I bambini vengono ancora sottratti ai genitori perché poveri. Tuttavia, la maggior parte delle famiglie tengono i figli minori in Romania, proprio per evitare di perderli per intervento della polizia, dei servizi sociali e del giudice minorile. Tanti genitori hanno subito condanne a molti anni di carcere per “riduzione in schiavitù”: un’accusa costruita in base a pregiudizi, per punire chi è indigente, per colpire le famiglie che restano unite anche durante l’attività estrema ed umiliante della questua. Un’attività cui sono costrette, per sopravvivere, dalla miseria e dall’emarginazione. Il Gruppo EveryOne chiede alle Nazioni Unite e alle Istituzioni europee di non chiudere gli occhi, di riconoscere la gravità della persecuzione che in Italia colpisce i Rom e i difensori dei diritti umani. Si tratta di un fenomeno grave, che riguarda anche i media (in Italia essi ricevono importanti finanziamenti statali e dunque non sono liberi, ma al servizio dei diversi poteri), la politica (che attacca il popolo Rom, criminalizzandolo, per ottenere consensi elettorali), la mafia (che distoglie l’attenzione del pubblico dai suoi crimini e dal suo giro di denaro sporco, che nel 2012 ammontava a 200 miliardi di euro, aizzando il nostro paese contro i Rom) e i movimenti razzisti, che in Italia sono sempre più forti e che gli organismi istituzionali non combattono efficacemente. Oggi la “macchina anti-Rom” è molto forte e solo pochi difensori dei diritti umani resistono alla persecuzione contro gli attivisti umanitari. Ci accorgiamo, dialogando con le organizzazioni umanitarie francesi, che l’Italia – con le sue politiche di odio etnico tollerate dall’ONU e dall’Ue – è diventata un pessimo esempio anche per le istituzioni di Francia, che ne seguono il tragico esempio.

Mentre scriviamo, sono appena avvenuti nuovi sgomberi e nuove azioni ostili ai Rom, che provocano morte, dolore ed emarginazione. A Roma, presso gli edifici dismessi di Colle degli Abeti, di via Sfondrati, di via Piolti de’ Bianchi; a Torino, presso il Lungo Stura Lazio; a Civitanova Marche, nei confronti di una famiglia in gravi condizioni umanitarie; a Milano, lungo le ferrovie (mentre è stato preannunciato lo sgombero del campo Rom in via Malaga); a Forlì, presso l’edificio di via Maceri; a Torre Annunziata (Napoli), presso il Palazzo di via Fucile; a Genova Cornigliano e in tante altre località. Il Gruppo EveryOne chiede alle Autorità intestatarie di non ignorare il nostro appello e di emanare, secondo le proprie funzioni, atti vincolanti e azioni di civiltà che possano arginare l’odio istituzionale che colpisce i Rom in Italia, li costringe a un calvario insostenibile, abbassa la speranza di vita dei bambini Rom e la soglia di longevità delle persone che appartengono a questa etnia (attualmente a soli 40/45 anni,in Italia), nega il diritto alla salute, al lavoro, alla casa e alla stessa dignità di esseri umani già provati da indigenza, abbandono e odio etnico. Il Gruppo EveryOne chiede inoltre di operare affinché si interrompa la repressione istituzionale degli attivisti e degli operatori culturali che lavorano affinché il razzismo possa avere fine e d essere sostituito da una cultura e da politiche tolleranti.

Per il Gruppo EveryOne, i difensori dei diritti umani Roberto Malini, Dario Picciau, Glenys Robinson, Morena La Rosa, Steed Gamero, Ipat Ciuraru, Daniela Malini, Laura Louise Stirner

Nella foto, scattata da EveryOne Group durante uno sgombero a Pesaro (2008), la giovane Veta, incinta, è caduta a terra, spaventata dalle operazioni di allontanamento condotte da tanti agenti armati. In seguito all’azione poliziesca, perderà il bambino che cresceva nel suo grembo. L’anziano Mihai, sulla destra, morrà di malattia e di stenti sul pullman da Pesaro a Bucharest; gli altri Rom della foto saranno costretti, con l’aiuto di EveryOne, a rifugiarsi in città e nazioni ritenute più sicure, per evitare la prennunciata sottrazione di tutti i loro bambini da parte delle autorità. Vedi: http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2009/6/1_La_fabbrica_della_morte.html


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