Rai, vecchi e nuovi occupanti

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In Gran Bretagna, in America e in Francia il problema neanche si porrebbe. Così anche in Spagna e Germania. Da noi invece siamo alle solite. Arriva la campagna elettorale e iniziano le occupazioni televisive. Niente di nuovo dunque? Non proprio. Siamo abituati da anni allo strazio continuato dell’informazione, che diventa ancora più acuto all’approssimarsi di scadenze elettorali, ma stavolta c’é una novità. Al vecchio occupante se ne aggiunge uno nuovo. E già, l’attuale Presidente del Consiglio entra in campo o come dice lui sale in politica. Cosa significa questo per l’informazione, soprattutto televisiva?

Al conflitto di interessi che consentiva a Berlusconi di poter contare su Rai e Mediaset, oggi, dopo una prima fase alla vecchia maniera (Berlusconi ovunque), si aggiunge il riparto delle cannoniere mediatiche con spazio riservato alla new entry Monti. La questione riguarda soprattutto la Rai. Nei giorni scorsi il suo Direttore Generale, di fronte all’incalzante e non contenuta invasione mediatica di Berlusconi, ha sostenuto che si sarebbe fatto garante degli spazi nel servizio pubblico per gli altri soggetti politici.
Affermazione azzardata per due motivi:
1. è la legge che prevede precise disposizioni, anche prima del periodo della par condicio, sul pluralismo informativo (quindi semmai non dovrebbe concedere ma  applicare la legge);
2. i dati sulla debordante presenza del Governo nei tg Rai vanno esattamente nella direzione contraria.
Il male della Rai ha radici antiche di sottomissione alla politica. Prima la lottizzazione e poi il conflitto di interessi. Oggi si rinnovano vecchi canovacci con l’arrivo dei tecnocrati. Nei mesi scorsi invece di riformare la legge tutti si sono accodati al Governo dei tecnici che, con la scusa mettere ordine nei conti, si è impossessato del servizio pubblico. Con buona pace della giurisprudenza della Corte Costituzionale e del principio di autonomia del servizio pubblico dall’esecutivo, ma soprattutto senza disturbare le varie strutture delta. Poi il nostro entra in politica e la frittata é fatta. Anzi per farla riuscire meglio si fa una norma che applica la par condicio anche a soggetti che non si presentano direttamente alle elezioni. E siamo alle comiche. Si dice: bisognava farla anche per Grillo e per contenere proprio il governo. Peccato che Grillo non è il Presidente del Consiglio e che così facendo la new entry parla due volte: come spazi dovuti a Monti nella comunicazione politica, come spazi dell’informazione dei tg Rai, più che filo governativi.
Che bel mondo sarebbe invece se per quello che sta capitando si potesse applicare la legge, cioè ci fossero sanzioni e decisi provvedimenti diretti a ripristinare il pluralismo violato. Se qualcuno rispondesse del danno all’erario provocato dalle sanzioni che riguardano il servizio pubblico, se la Rai fosse liberata dall’obbligo di omaggio al potente di turno. Difficile che succeda, per intanto il servizio pubblico potrebbe almeno far sapere come sono ripartiti gli spazi tra i diversi soggetti politici, comunicarlo magari ciclicamente ad inizio o fine dei propri telegiornali. Fare cioè un operazione di trasparenza, concetto più volte evocato dai novelli moralizzatori dentro e fuori agenda. Aspettiamo fiduciosi. Alla sinistra italiana per i giorni che verranno ricordo sentitamente il motto: “chi é causa del suo male pianga se stesso”.

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