Giornalismo sotto attacco in Italia

L’equo compenso affossato dalla lobby degli editori. Precari e freelance in lotta

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La legge sull’equo compenso giace da mesi in sede deliberante al Senato. Sospesa. Più che altro affossata. I motivi ormai sono chiari: la sospensione è legata ai contributi per l’editoria. Altrimenti detto gli editori fanno lobby affinché non venga approvata la legge che sancisce un diritto sacrosanto per i collaboratori – previsto anche dall’art. 36 della Costituzione – e comunque non prima della legge che regola i contributi all’editoria. Money for money. Passerebbe intanto almeno un anno senza “l’assillo” per tutte le testate di dover rispondere a un testo che chiede di pagare adeguatamente i giornalisti il cui contratto non rientra in quello nazionale. E date certe non ce ne sono.
Tutto questo è inaccettabile. Le mobilitazioni dei giornalisti precari e freelance di tutta Italia sono finalmente riuscite a portare all’attenzione dell’opinione pubblica una dura realtà: i giornalisti non sono tutti una casta, quelli che scrivono gran parte degli articoli lo fanno a spese loro e con retribuzioni umilianti. A quale prezzo? Al guadagno dell’editore corrisponde il venir meno della qualità, della correttezza, del pluralismo, della libertà dell’informazione, ma soprattutto della distruzione ulteriore della funzione del giornalismo come baluardo della democrazia. A questo si aggiunge il costo umano di una intera generazione vessata, ricattata, retribuita con 3, 5, 10 euro al pezzo. Questo è quanto gli editori sono disposti a pagare.
I giornalisti del coordinamento Errori di stampa dicono basta. Basta lavorare senza tutele e diritti, basta partecipare all’umiliante gara tra chi precarizza di più o tra chi paga di meno. E’ giunta l’ora di ricordare agli editori che senza il lavoro di precari e collaboratori i loro giornali non uscirebbero in edicola, le agenzie non verrebbero battute continuamente, i servizi in radio o in tv sarebbero muti, i siti giornalistici non verrebbero aggiornati. E’ giunta l’ora di ricordare ai politici che senza i nostri taccuini e senza i nostri registratori le loro dichiarazioni non sarebbero raccolte.
La legge sull’equo compenso va approvata subito. Per questo Errori di Stampa aderisce all’appello lanciato da Asr per una mobilitazione generale della categoria e di tutte le sue istituzioni, dalla Fnsi all’Ordine dei giornalisti, dall’Inpgi alla Casagit, augurandosi la partecipazione di tutti i giornalisti precari e freelance del resto d’Italia.


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