Lavoro, sospendere la decisione sulla riforma dell’art.18

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Anche gli estimatori del Ministro Fornero devono dare atto della sua scarsa dimestichezza con l’attività di previsione, che costituisce una componente non trascurabile dell’arte di governo. La vicenda degli esodati, mandati allo sbaraglio con conseguente palleggio di responsabilità, deve fare riflettere nel momento in cui il Parlamento si accinge a deliberare sulla riforma del diritto del lavoro, che comporterà un ampliamento delle possibilità di licenziamento mediante modifiche dell’art. 18 St. Lav. e della Legge n. 223 del 1991 in materia di riduzioni di personale.
Non risulta che il Governo abbia operato una valutazione tecnica del possibile impatto di queste nuove norme sull’occupazione.
Si discute se gli esodati siano 50 mila o 300 mila, ma non si parla nemmeno del numero dei licenziamenti che potranno essere facilitati dalla nuova normativa.
Non vorremmo trovarci, tra qualche mese, davanti ad una nuova partita di scaricabarile, anche perché la portata del nuovo provvedimento potrebbe essere ben maggiore di quella che ha colpito gli esodati.
E sarebbe ben difficile impedire il prevedibile contenzioso inducendo i licenziati ad accontentarsi di sommarie conciliazioni.
Per questo sarebbe opportuno che il Parlamento, prima di intaccare la diga  che sinora ha limitato i licenziamenti arbitrari, rinviasse l’esame delle nuove norme, nominando nel contempo una commissione incaricata di effettuare la necessaria valutazione del possibile impatto della riforma sull’occupazione.
Non c’è da temere che ciò possa avere ripercussioni sui rapporti dell’Italia nell’ambito dell’Unione Europea, che certamente è interessata ad evitare di dover pagare in un modo o nell’altro il prezzo di nostri passi falsi. Né il nostro Paese potrebbe essere censurato per aver cercato di calcolare con la massima possibile approssimazione le possibili conseguenze di una riforma.


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