No all’equazione immigrazione = terrorismo

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Di fronte al fallimento della solidarietà europea e del sistema di accoglienza italiano, mentre cresce in modo esponenziale il numero di migranti irregolari per effetti di normative criminogene e di prassi amministrative illogiche quanto discrezionali, il governo riesce soltanto a rilanciare gli allarmi sulla sicurezza ed a criminalizzare tanto i richiedenti asilo quanto i cd. migranti economici. Una categoria arbitraria creata solo per abbattere i diritti di difesa e costringere alla clandestinità persone che vogliono esercitare il diritto alla vita e alle quali si è preclusa ogni possibilità di ingresso legale. Intanto non manca chi alimenta in modo irresponsabile il sospetto che tra i richiedenti asilo ci possano essere estremisti islamici se non veri e propri terroristi. In questo quadro si propongono soluzioni già fallite da tempo, la riapertura dei CIE, addirittura uno per regione ed il raddoppio delle espulsioni effettivamente eseguite con il ricorso a queste strutture aberranti, come se l’allontanamento forzato di diecimila persone fosse la soluzione a tutti i problemi che i governi nel tempo hanno solo aggravato con le norme e le prassi sempre più restrittive che hanno imposto.

Il costo di tale indecente operazione sarebbe peraltro palesemente insostenibile sia in termini di violazione dei diritti umani che in termini economici.  Si persegue anche la via degli accordi bilaterali con i paesi di origine dimenticando che la maggior parte dei migranti arriva dalla Libia dopo avere subito ogni genere di abusi e che molti paesi terzi non hanno alcuna intenzione di collaborare nella politiche di rimpatrio. Pur di proseguire nell’ esternalizzazione dei controlli di frontiera si punta ad accordi con i peggiori dittatori, come Bashir in Sudan o Al SISI in Egitto, sul percorso del Processo di Khartoum e dei Migration Compact nella vana illusione di un riconoscimento economico da parte dell’Unione Europea. Tutto questo ricade direttamente sulla pelle e sulle vite dei migranti ostaggio del sistema di accoglienza, quindi come uno stigma su tutti gli immigrati, infine sui cittadini solidali colpiti da segnalazioni, fogli di via o rinvii a giudizio. Di fronte a questa gelata invernale sui diritti umani e sulla solidarietà occorre reagire con un progetto di attività  basato sul monitoraggio e l’ascolto, sulla denuncia, sulla comunicazione e sull’intervento diretto a fianco delle comunità migranti alle quali va riconosciuto e garantito il protagonismo che possono esprimere. Si dovranno moltiplicare le denunce tanto della riforme legislative che sono in cantiere soprattutto in materia di asilo, quanto delle prassi arbitrarie e incostituzionali sia nella detenzione informale e negli Hotspot che negli allontanamenti coatti che non consentono un esercizio effettivo dei diritti di difesa.

Sul piano della comunicazione si devono sconfiggere gli allarmi che sovrappongono immigrazione a terrorismo dimostrando che solo l’inclusione dei migranti e la loro corresponsabilizzazione potranno garantire sicurezza. Infine si dovranno praticare tutte le azioni di affiancamento e di tutela, anche legale, per restare accanto alle persone che dopo anni di attesa nei centri di accoglienza italiani si vedranno negato il diritto ad un soggiorno legale ed al fianco di chi sta perdendo  il permesso di soggiorno che già aveva per il mancato rinnovo da parte della questure. Un’attenzione particolare dovrà essere data alle vittime più deboli e vulnerabili del sistema, ai minori non accompagnati, alle vittime di tratta a chi porta sul corpo e nell’anima i segni delle torture subite in Libia o in Egitto. Su questo dovremo vigilare tutti, senza protagonismi e in completa sinergia, con una capacità di intervento ancora più ramificata e tempestiva.

* Prof. Fulvio Vassallo Paleologo e Avv. Alessandra Ballerini (Campagna LasciateCIEntrare)


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