Raggi di Grillo su Roma

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Nella mappa politica dell’Italia di oggi Roma è il punto di maggiore debolezza sia per il centrosinistra, sia per il centrodestra.  Tra le tante importanti città nelle quali si voterà per i sindaci a giugno, è quella più ambita e più prossima ad essere espugnata da Beppe Grillo. Il garante del M5S punta al colpo grosso a Roma, è ottimista sulla vittoria nella capitale. Virginia Raggi, per il fondatore del Movimento cinquestelle, può vincere la corsa a sindaco di Roma sbaragliando centrosinistra e centrodestra. Ha pronosticato un probabile successo su Facebook: «Diffondete! Siamo pronti a governare Roma!». Virginia Raggi, 37 anni, avvocatessa, candidata a sindaco della città eterna la può spuntare nelle elezioni di giugno. Insomma, «Raggi di Grillo su Roma».

Sarebbe la prima metropoli conquistata dal M5S, che ha ottenuto il 25% dei voti nelle elezioni politiche del 2013. Centrosinistra e centrodestra, dividendosi tra tanti candidati diversi, stanno stendendo un tappeto di velluto rosso sul quale può trionfare la giovane militante pentastellata. Il centrodestra è in preda ad un ‘cupio dissolvi’, sta implodendo tra mille contrasti interni. Matteo Salvini, in rotta di collisione con Silvio Berlusconi, prima ha proposto come sindaco Alfio Marchini, poi ha appoggiato Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, bocciando Guido Bertolaso, il candidato del presidente di Forza Italia. Il segretario della Lega Nord ha usato toni ultimativi: «Bertolaso può dire quello che vuole. Non è il mio candidato a sindaco di Roma» perciò punta a vincere «al ballottaggio con Giorgia Meloni». Berlusconi ha ribattuto: «Bertolaso è il candidato. Vincerà di sicuro». Le critiche a Salvini, accusato di non rispettare gli accordi, sono roventi: «Non ne posso più dei professionisti della politica». Così il centrodestra si è spaccato tra sei diversi candidati: Bertolaso, Meloni, Francesco Storace (La Destra) più Simone Di Stefano e Amedeo Iorio all’estrema destra, di nostalgie missine e fasciste.

Anche il centrosinistra si presenta diviso all’appuntamento elettorale di giugno in quasi tutte le città nelle quali si voterà, compreso Roma. Il candidato renziano del Pd è Roberto Giachetti, poi sono pronti a correre l’ex sindaco Ignazio Marino e il dalemiano Massimo Bray. Stefano Fassina, Sinistra Italiana, ex Pd, gioca la partita non tanto per vincere, bensì per verificare i consensi per un eventuale nuovo partito a sinistra dei democratici. La sinistra interna ed esterna al Pd sembrano aver scelto la capitale per misurare i rapporti di forza con Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario dei democratici. Nel centrodestra Salvini partendo da Roma ha lanciato una battaglia nazionale per contestare la leadership di Berlusconi sul centrodestra (non a caso ha mollato anche il candidato sindaco di Forza Italia a Torino, Osvaldo Napoli, ed è ad un passo per compiere la stessa scelta pure a Napoli).

Il voto di protesta può contare su un vento fortissimo. I disservizi nella capitale (dai cassonetti traboccanti di rifiuti maleodoranti agli autobus che non passano) stanno mettendo a dura prova la pazienza dei romani, che pagano le tasse comunali e regionali tra le più alte d’Italia. Pesano anche le inchieste giudiziarie: Mafia Capitale ha coinvolto in casi di corruzione esponenti del Pd e del centrodestra.

Le precedenti giunte comunali del centrosinistra (Rutelli, Veltroni) e del centrodestra (Alemanno), succedutesi negli ultimi 20 anni, sono messe sul banco degli imputati dal M5S. Virginia Raggi alterna attacchi durissimi a progetti di buona amministrazione: «I vecchi partiti hanno consentito che i mafiosi, la parte marcia della città, si sedesse al tavolo della politica», adesso «siamo pronti per governare Roma: più mezzi pubblici, più sicurezza, più soldi per le scuole. Una città che funziona non è di destra o di sinistra, è una città 5 Stelle».

Persino gli avversari apprezzano la Raggi. Berlusconi ha commentato: «Persone a me vicine mi dicono che non è soltanto telegenica, ma è anche un bravo avvocato».  Il presidente di Forza Italia non lo precisa, ma la Raggi ha fatto pratica legale presso lo studio di Cesare Previti, avvocato con parecchi guai con la giustizia, già ministro della Difesa in un governo Berlusconi. Un attestato positivo arriva anche dalla Meloni: «Non temo né Raggi né Giachetti ma, se non arrivassi al ballottaggio, voterei Raggi».

La giovane avvocatessa ha il vantaggio di giocare contro degli avversari devastati dagli errori e dagli scandali. Il centrosinistra e il centrodestra, inoltre, si stanno lacerando e dividendo in fortissimi scontri interni. Le sue buone prospettive di successo stanno dissolvendo le critiche alla scarsa democrazia interna del movimento, forti nei gruppi parlamentari del M5S e in altre città. Per le critiche contro l’ “autocrazia” di Grillo e di Gianroberto Casaleggio, circa 30 parlamentari sono stati espulsi o hanno detto addio al M5S in due anni di legislatura.

Tuttavia le sorprese sono sempre possibili. Potrebbe rispuntare la candidatura di Marchini, già avanzata e poi accantonata dal centrodestra. Non solo. Marchini, discendente di una famosa famiglia di costruttori rossi, in passato ha goduto di grandi simpatie nel Pci-Pds-Ds-Pd. Qualche porta si potrebbe riaprire.

Attacchi, sospetti, veleni, paradossi. La senatrice cinquestelle Paola Taverna si è interrogata sulla “debolezza” delle candidature di Giachetti e di Bertolaso. Ha azzardato: «Ho pensato che potrebbe essere in corso  un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle». Ha espresso un timore: «Vogliono mettere i Cinquestelle alla guida di Roma per togliergli i fondi e fargli fare brutta figura».


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