Non candido

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“Chi vince governa” sancisce lo Renzi il munifico confortando l’on. De Luca  in corsa per governare la Campania nonostante la legge Severino lo dichiari non candidabile (cioè, non candido così come da etimo: non è difficile da comprendere!).  Ove eletto la sua carica pertanto sarebbe nulla? Dunque non potrebbe essere presidente e in tal senso non potrebbe certo formare la giunta e nominare un vicepresidente che eventualmente facesse le sue veci. Si dovrebbe tornare a votare? La certezza del nostro capo di governo e del papabile governatore regionale sul fatto che chi vincerà la poltrona in ogni caso governerà smonta però quella tesi. Ma allora: a che serve una legge di Stato promulgata in nome di tutto il popolo italiano se poi bastano due governatori vincitori a vanificarla annullandola in parte?

Il Tar di Napoli ha chiesto alla Consulta d’esprimersi sulla sua costituzionalità specie nel punto in cui il legislatore differisce il trattamento tra parlamentare e amministratore locale (sono non candidabili il primo con sentenza di colpevolezza passata in giudicato, il secondo già con sentenza di primo grado). Posto che l’amministratore locale, a differenza del parlamentare, ha gestione diretta del bene pubblico, probabilmente il legislatore perciò ha ritenuto adottare precauzioni/prevenzioni più severe verso l’amministratore locale, da qui la (logica) differenza di trattamento. Staremo a vedere che ne pensa la Consulta (ché ormai non si contano più gli errori dei  legislatori: sarà perché non pagano in proprio, ma prelevando dal popolo?).

La morale -si fa per dire- della storia è che se a governare sono quei vincitori, i perdenti è ovvio che stanno tutti nel popolo italiano in nome del quale si fanno le leggi.


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