Giornalismo sotto attacco in Italia

Dignità costituzionale della politica

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Non sono d’accordo con la multa ai dissidenti, proposta dal M5S. In linea di principio, perché la coercizione non può sostituire la convinzione. In linea di fatto, perché nessun giudice condannerebbe al pagamento il grillino riluttante. Non sono d’accordo nel brandire una legge sulla democrazia interna dei partiti come ripicca del PD contro il M5S, ma sono molto favorevole alla regolamentazione della vita interna dei partiti, tutti ben lontani dalla norma costituzionale, che richiede un “metodo democratico”. C’è però l’esigenza di contemperare la positiva libertà di mandato, con il turismo parlamentare di chi cerca nuovi posti al sole nella stessa legislatura, magari parcheggiato nella beauty-farm del gruppo misto. Così come è sempre più pressante la domanda di ridurre gli stipendi dei parlamentari, ormai indifendibili e osceni rispetto alla povertà dilagante, autoridotti – va detto – solo dai membri del M5S.

Mettendo insieme queste esigenze, si potrebbe regolare nella legge per la democrazia interna dei partiti, anche la riduzione del trattamento economico dei politici, ulteriormente decrescente, con abbattimenti  progressivi, man mano che il rappresentante politico cambi casacca nel ciclo di vita dell’assemblea – nazionale o locale – di cui fa parte (per esempio, 20% di stipendio in meno ogni “conversione” e la metà secca fin quando permane nel gruppo misto). Infine, già che ci siamo, sarebbe opportuno – vista la giusta  stretta sull’assenteismo –  dare il buon esempio ripristinando la settimana “normale” di lavoro (il lunedì i parlamentari sono assenti giustificati) e una drastica punizione per chi timbra il cartellino di un assente (“pianisti”).
Certo, non è facile ripristinare la fiducia dei cittadini nei partiti e nelle istituzioni, ridotta ai mini di valutazione e ai massimi di astensionismo. Ma occorre provarci e prendere al volo il dibattito in corso per introdurre misure che tornino a dare dignità costituzionale alla politica. Anche se siamo abituati ai fuochi di paglia, che si spengono dopo un paio di giorni di sceneggiate. E diventano cenere fredda appena finisce la campagna elettorale di turno.

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