C’è una strage spesso dimenticata tra quelle che hanno insanguinato l’Italia dal 1969 (Piazza Fontana) ed è quella del Rapido 904, ribattezzata la strage di Natale. L’attentato al treno che il 23 dicembre 1984 era partito dalla stazione di Napoli e diretto a Milano. Intorno alle 19 mentre percorreva la galleria degli Appennini fu squarciato da una bomba radiocomandata collocata su una griglia portabagagli lungo il corridoio della nona carrozza di seconda classe. L’esplosione costò la vita a 16 persone e 266 rimasero ferite.
La strage doveva servire ai vertici di Cosa Nostra per allentare la morsa a cui erano sottoposti dopo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia che avevano portato a centinaia di provvedimenti restrittivi. Sviare l’attenzione mediatica dalle rivelazioni di Tommaso Buscetta (che aveva deciso di collaborare con Giovanni Falcone) verso una nuova emergenza terrorismo.
I processi che si sono succeduti dal 1985 ad oggi hanno confermato la matrice terroristico mafiosa della strage rivelando l’intreccio tra organizzazioni criminali, estrema destra, massoneria e servizi deviati, con i consueti depistaggi. Le condanne passate in giudicato a seguito della sentenza della Cassazione del 1992 sono a carico di Giuseppe Calò, e di altri soggetti inseriti nella criminalità romana come Guido Cercola e Franco D’Agostino. Ed è stato condannato per la strage anche il tedesco Friedrich Schaudinn che ha svolto il ruolo di artificiere.
Negli anni successivi si indagò su Totò Riina come mandante della strage. La procura di Firenze aveva chiesto per lui il rinvio a giudizio nel 2013: due anni dopo il boss venne assolto in primo grado per mancanza di prove. Morì poco prima dell’inizio del processo di appello, nel 2017.
A 41 anni di distanza anche la strage del Rapido 904 resta una ferita ancora aperta nella storia del nostro Paese. “41 anni e 40 della nostra associazione” afferma Rosaria Manzo, presidente dell’associazione familiari vittime del Rapido 904. “La nostra azione per la verità e la giustizia non si ferma”.
