Giornalismo sotto attacco in Italia

In Myanmar la fine dello stato di emergenza è un inaccettabile imbroglio

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La decisione della giunta birmana di porre fine allo stato di emergenza in vista delle elezioni illegali annunciate per dicembre prossimo serve solo a gettare fumo negli occhi di quei paesi che si stanno preparando ad accettare questa farsa: Cina, Russia, India, Bielorussia, Thailandia, Cambogia, in primis e di chi punta a tornare alla inaccettabile situazione pre-golpe in cui l’esercito dominava il governo semi-civile. Seguendo la Costituzione imposta dalla precedente dittatura nel 2008, il capo della giunta birmana Min Aung Hlaing si è dimesso da Primo Ministro e ha formato un governo ad interim composto da 30 ministri, gli stessi di prima, per preparare il terreno alle elezioni del dicembre prossimo.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME denuncia i piani della giunta che non ha né la legittimità legale, né quella politica per indire elezioni del tutto illegali, perché indette da una giunta militare insediatasi con un colpo di stato, instaurando un regime violento, oppressivo e  antidemocratico che ha decimato i partiti democratici all’opposizione, costringendo molti dirigenti all’esilio o alla clandestinità, escludendoli dalle elezioni o ritirandosi dalla competizione per non legittimare il regime che, tra l’altro, proprio per la resistenza popolare controlla meno del 30% del Paese e solo in questa parte residuale potrebbe tenere le “sue elezioni” farsa.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME per meglio chiarire la natura strumentale e di facciata di queste elezioni, che vanno rifiutate, ricorda che la Giunta militare ha cambiato la legge sulla registrazione dei partiti politici, prevedendo lo scioglimento di qualsiasi partito accusato di frode elettorale o “di condotta illecita durante le elezioni”. Una mossa per ridurre al minimo il rischio rappresentato da potenziali sfidanti, mentre il regime ha adottato tutte le misure necessarie per assicurarsi la vittoria. Inoltre, una nuova legge impone pene detentive fino a 10 anni per chi fa discorsi o organizza proteste volte a “distruggere una parte del processo elettorale”. Persino l’ASEAN, che continua ad invitare i rappresentanti della Giunta ai suoi vertici, ha affermato che non accetterà le elezioni in Myanmar a cui non partecipino tutti i partiti e ha dichiarato che: “Non ha senso fare elezioni parziali. Non risolverà alcun problema, anzi peggiorerà la situazione”.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME condanna, inoltre, il cambiamento radicale della posizione USA nei confronti della Giunta militare con il riconoscimento della giunta come partner commerciale e la successiva decisione di togliere dalla lista delle sanzioni alcuni soggetti ed imprese birmane fornitrici di armamenti. È fondamentale riconoscere che il popolo del Myanmar si sta battendo per un cambiamento sistemico fondamentale, non per un ritorno allo status quo pre -golpe, e che la transizione verso la democrazia si sta realizzando adesso, grazie alla resistenza popolare e al governo dal basso di buona parte del paese non più sotto il controllo militare.
ITALIA-BIRMANIA.INSIEME chiede, pertanto, al governo italiano di impegnarsi perché a livello UE e alla prossima Assemblea ONU siano condannati questi tentativi di falsa normalizzazione del Myanmar, si riconosca il fallimento dell’”accordo in 5 punti” e si lavori per bloccare le elezioni illegali, il riconoscimento dei risultati, e così come chiede la recente Risoluzione OIL, per bloccare qualsiasi rapporto che possa contribuire o consentire il perpetuarsi di danni o violenze o atti di repressione anche attraverso la fornitura di equipaggiamenti o mezzi militari, incluso il carburante per aerei o il libero flusso di fondi alle autorità militari.


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