Caro Leone XIV è il tuo tempo.
È il tempo di un viaggio rimandato.
È il tempo di mostrare da che parte stai.
Perché è chiaro che sei con Gaza e la sua popolazione innocente. Ed è chiaro che condanni le violenze, i terroristi, i terrorismi e ogni forma violenta nascosta dalla parola democrazia.
L’hai dichiarata la tua parte, come l’hanno dichiarata Pizzaballa e Parolin.
E non solo perché è stata colpita una chiesa. Ma perché viene colpita l’umanità.
Lo ripeto ormai da settimane. Ho lasciato qua e là tracce di questo pensiero. E a volte ho incrociato lo sguardo perplesso di qualcuno che pensava fossi esagerata (come era esagerata la parola “genocidio” un anno fa nel libro “Con Loro Come Loro”?).
E invece ne sono convinta: è il tuo tempo, caro Papa.
Come abbiamo capito che ne sei consapevole grazie al tuo primo discorso e a quelle nove volte in cui hai ripetuto la parola Pace e da quel disarmata e disarmante… e da tutte le volte che, in continuità con Francesco, hai condannato perché inaccettabili le violenze su tutti.
È il tempo che la più alta istituzione della Chiesa vada a Gaza.
È il tempo che colui che rappresenta Gesù in terra vada in quel dolore dichiarando che è dalla parte della Vita, dei deboli, delle vittime innocenti, dei fragili.
L’arrivo di Pizzaballa ha dimostrato che è possibile. Che si può fare. Che si può (si deve) entrare.
E ciò che non è successo dopo (o che è successo, con l’attacco alle Nazioni Unite) è la prova dell’urgenza di questa scelta.
E allora organizziamo questo viaggio, questa marcia della pace Roma-Palestina.
Facciamo volare le colombe e piantiamo la bandiera della pace, quella che è senza colori partitici, senza retro-pensieri, senza motivazioni economiche. La pace pace, come i giornalisti giornalisti. Quelli che non ce la fanno più perché hanno fame e sete. Che non riescono a trattenere le lacrime per la sofferenza che hanno intorno.
