Giornalismo sotto attacco in Italia

Siria. Il massacro negato che ora emerge a Damasco

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Il quotidiano La Repubblica, meritoriamente, rilancia in Italia il contenuto di quanto scoperto e documentato dal quotidiano El Pais: esiste un hard-disk  che documenta l’orrore prodotto alla macchina della morte messa in piedi da Bashar al-Assad ed i suoi servizi segreti. Un archivio che dimostra non solo la maniacale precisione con cui tutti veniva schedato, dai nomi dei torturati e assassinati, con tanto di fotografie di corpi ridotti a scheletri ambulanti, con segni devastanti, ma anche il luogo di detenzione e tortura, chi si è accanito per anni su quei corpi e altro ancora. E’ tutto conservato lì dentro. Si tratta di centinaia di miglia di persone, al centro di un meccanismo di distruzione dell’uomo e di accaparramento di risorse da parte di Assad, sua moglie e i suoi sodali, compresi i fondi umanitari dell’ONU, che non ha voluto sapere.

Articolo21,  FNSI, Amnesty International, FOCSIV, Un Ponte per e UNIMED portarono nel 2016 in Italia ed esposero, a loro spese, presso il MAXXI, dopo aver ricevuti diversi rifiuti a ospitarle, le prime fotografie che documentavano come in Siria fosse stata costruita dalle istituzioni statali una macchina di sterminio. Erano le fotografie portate fuori dalla Siria da un umile impiegato incaricato di quell’allucinante servizio, documentare lo sterminio, e che non ce la fece più. Il suo nome in codice era CAESAR. Una persona semplice, umile, che non resse all’orrore e decise di sfidare il destino più atroce, finire seviziato anche lui, per consegnare al mondo i suoi documenti.

Quelle foto in Italia non le voleva quasi nessuno. Fummo accusati di essere pagati dal Qatar, regime ai ferri corti con Assad. Accuse che venivano dai lati più radicali delle opposte barricate, quelli che accusavano, come il regime, padre Paolo Dall’Oglio di essere in combutta con al-Qaida, magari con l’Isis. Padre Paolo infatti è stato il primo a denunciare questi orrori, questa macchina di sterminio, senza trovare la dovuta attenzione, anzi. Un grande prete, un grande italiano, forse un martire dimenticato da molti, aveva gridato a un mondo che poco voleva ascoltare cosa stava accadendo di allucinante a Damasco.  Ora è tutto lì, in quell’hard-disk di cui si deve dar conto, per rispetto di centinaia di migliaia di vittime che non devono essere nascoste, rimosse, negate.

Forse sarebbe il caso di riflettere su cosa abbiano significato tanti silenzi e tante omertà. A tal fine mi sembra importante riprodurre quanto scrisse Amnesty International quando esponemmo le foto di Caesar al MAXXI, nel 2016: “ Sabato 8 ottobre, verso le 11.30, un gruppo di aderenti a Forza Nuova è penetrato nello spazio espositivo del MAXXI dove tantissimi romani hanno visitato la mostra ‘Nome in codice Caesar: detenuti siriani vittime di tortura‘, patrocinata da Amnesty International Italia, Articolo 21, Focsiv, Fnsi, Unimed e Un ponte per. Davanti alle bacheche dove sono esposte le immagini dei seviziati, gli aderenti a Forza Nuova hanno inneggiato al presidente siriano Assad e a quello russo Putin, accusando i promotori della mostra di simpatie per il gruppo armato che si è autodenominato Stato Islamico (Daesh). Per gli operatori umanitari di Focsiv e Un ponte per… è un’accusa particolarmente grave, visto l’impegno pluridecennale che sul territorio in Siria ed Iraq portano avanti a fianco delle popolazioni civili che di Daesh sono le prime vittime. Premesso che la storia di tutti i promotori testimonia che l’unica ‘simpatia’ è quella per i diritti umani, la libertà e la giustizia, questo evento ha rinsaldato la determinazione a far circolare quanto più possibile questa mostra in tutta Italia. Denunciamo con forza questo gesto e chiediamo a chi condivide quegli stessi valori di fare altrettanto”.

La mostra, grazie all’impegno di tutti i promotori, fece il giro d’Italia, la vollero in tantissime città. Evidentemente uno spazio per la libertà e difesa dell’uomo, dei suoi inalienabili diritti, c’era. Ma gli opposti estremismi fecero in modo che il dubbio, il timore fosse presente in tanti.

E’ per questo che a mio avviso non bisognerebbe lasciar cadere il discorso e indagare più a fondo per appurare se, come ritengo, l’Isis sia stato il nemico perfetto, aiutato dal regime di Assad a seviziare gli insorti e imporsi così da obbligare così i “benpensanti” a ritenere Assad il “male minore”.

Certo che quella che si è abbattuta sul popolo siriano è stata una violenza feroce e devastante, oggi ognuno può valutare se abbia capito o sbagliato, e perché.


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