Giornalismo sotto attacco in Italia

2026, l’anno della difesa della Costituzione

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Un giorno ebbi l’occasione di intervistare Tina Anselmi, prima ministra donna, esponente democristiana, presidente della Commissione P2, staffetta durante gli anni della lotta di Liberazione. Le chiesi qual era la sua eredità politica. Mi rispose così: ” Il valore più importante resta la partecipazione. Battersi perché questa libertà permanesse nel tempo, per le generazioni a venire, a futura memoria”. Si riferiva alla Resistenza, alla partecipazione negata dal fascismo durante il ventennio che divenne poi determinante il 2 giugno 1946 con il referendum tra monarchia e repubblica, la nascita dell’Assemblea Costituente, con l’approvazione finale della Costituzione il 22 dicembre 1947, entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

Dunque, nel 2026 celebreremo gli 80 anni dell’Assemblea Costituente dove uomini e donne, provenienti da pensieri differenti e esperienze in partiti spesso contrapposti, si misero insieme per concordare le regole dell’ordinamento politico, amministrativo, economico, sociale del nostro paese, le norme fondamentali di uno Stato democratico. Tutti i partiti risorti al termine della Seconda guerra mondiale erano rappresentati dai 556 membri della Costituente: Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Comunista, Partito Liberale, Partito Repubblicano, Uomo Qualunque, Blocco nazionale della Libertà, Partito democratico del lavoro.  C’erano tutti, tranne gli eredi del fascismo.
Ecco perché il 2026 non solo sarà ricordato per l’ottantesimo anniversario dell’Assemblea Costituente, ma anche
come l’anno in cui i cittadini consapevoli, riuniti in associazioni e partiti, o in forma personale, dovranno mettere in campo tutte le iniziative necessarie per difendere e applicare gli articoli della Costituzioni, attaccati da numerose misure del Governo in carica guidato da Giorgia Meloni: il referendum sulla riforma della giustizia del ministro Guardasigilli Carlo Nordio, la proposta del premierato di Fratelli d’Italia, la nuova legge elettorale, la libertà d’informazione. Il combinato di questi provvedimenti, se fossero tutti approvati, sarebbe un danno grave per la nostra democrazia, per il sistema istituzionale fatto di pesi e contrappesi su cui si basa l’impianto costituzionale, e trasformerebbe l’Italia in una democratura sul modello dell’Ungheria di Viktor Orban. Spetta ai cittadini, oggi come allora, riprendere le sorti del paese attraverso una partecipazione consapevole che possa respingere il disegno di riportare indietro l’orologio della Storia.

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