Giornalismo sotto attacco in Italia

 Reykjavík, di Ragnar Jónasson e Katrin Jakobsdóttir

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Un nordic noir avvincente e scorrevole che mantiene viva la suspense lungo tutta la narrazione, con un ritmo sempre più incalzante man mano che si avvicina alla scioccante verità. I co-autori maneggiano l’intreccio con precisione, disseminando indizi e depistaggi fino a un finale inaspettato e tutt’altro che banale.

“Reykjavík”, pubblicato in Italia da Marsilio – collana Farfalle (272 pp. 18€), è un avvincente Nordic Noir frutto di una felice collaborazione tra l’acclamato maestro del giallo islandese Ragnar Jónasson (noto, tra l’altro, per aver tradotto le opere di Agatha Christie in islandese), e l’ex Primo Ministro Katrín Jakobsdóttir. L’unione delle loro voci dà vita a un thriller che mescola sapientemente un classico cold case con l’atmosfera austera dell’Islanda e una critica sottile alle dinamiche di potere e ai segreti della capitale.

Lungi dall’essere un esercizio di stile, il romanzo si presenta come un giallo classico ben costruito, solido, aiutato da un’eccellente ambientazione, fatta di paesaggi lunari e isolati che restituiscono al lettore un senso di solitudine e di mistero, con una trama avvincente ricca di implicazioni sociali.

Il romanzo prende spunto da un cold case che ha ossessionato il Paese per più trent’anni: la misteriosa scomparsa, nell’estate del 1956, di una giovane adolescente, Lára Marteinsdóttir, mentre si trovava sull’isola di Viðey, a pochi minuti di traghetto da Reykjavík. Lára aveva soltanto 15 anni quando è scomparsa nel nulla mentre si trovava al servizio di una facoltosa famiglia – l’unica ad abitare quella striscia di mare battuta dal vento – come domestica per raggranellare qualche soldo durante le vacanze estive.

Di lei non si è saputo più nulla e le indagini condotte dalla polizia al tempo non avevano portato a nessun risultato. Nessuna ipotesi: fuga? disgrazia? viva? Morta? Un cold case che per trent’anni era rimasto nella memoria del Paese.

E proprio mentre la capitale si prepara a festeggiare i duecento anni dalla sua fondazione, siamo nel 1986, e ad accogliere il vertice tra Il Presidente Regan e il Presidente Gorbaciov, che il mistero della sua scomparsa viene riportato agli onori della cronaca da un giornalista, Valur Róbertsson, deciso a far luce su di un caso (forse) archiviato troppo in fretta dalla polizia e che nel frattempo è diventato il caso più famoso e irrisolto d’Islanda. Valur, a distanza di trent’anni dalla scomparsa di Lára ha trovato nuove informazioni ed è convinto di poter venire a capo di quel mistero custodito così gelosamente per tanti anni da qualche personaggio influente che è disposto a tutto pur di mantenere la verità sepolta; ad ogni costo!

“Reykjavík” è una lettura scorrevole, che mantiene viva la suspense lungo tutta la narrazione, con un ritmo sempre più incalzante man mano che si avvicina alla scioccante verità.

Eccellente l’intreccio delle situazioni in cui i co-autori disseminano sapientemente, con maestria, indizi e depistaggi fino a un finale inaspettato e tutt’altro che banale.

Sebbene il romanzo presenti, a tratti, un ritmo non particolarmente incalzante, tipico del noir più riflessivo, il libro è consigliato agli amanti del genere i quali potranno apprezzare non solo l’indagine in sé, ma anche l’approfondimento dei personaggi e il contesto socio-culturale che influenza e dà forma all’azione. La scelta poi di affidare le indagini ad un giornalista, anziché ad un poliziotto, aggiunge una prospettiva più fresca e meno istituzionale.

Il romanzo è anche una potente riflessione sulla memoria, sull’oblio e sul prezzo della verità.

 

 


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