Benedetta Scuderi, giovane parlamentare europea di Alleanza Verdi e Sinistra, ha scelto di salire a bordo di una delle barche della Flotilla per un senso di giustizia.
Non c’era una motivazione particolare per la quale si è imbarcata, se non il bisogno interiore, che del resto, come ci ha spiegato, costituisce da sempre la ragione del suo impegno politico, di fare qualcosa per gli altri, in particolare per i più deboli e gli ultimi della Terra.
Con una certa emozione, oltre alla passione civile che la caratterizza, racconta in quest’intervista i suoi giorni in mare, fra gli attacchi subiti da Israele con i droni, le difficoltà incontrate e l’atmosfera di fratellanza e sorellanza che si respirava fra i membri dell’equipaggio. Era come se tutte le differenze si fossero annullate, le diverse storie e provenienze contassero meno e le scaramucce quotidiane della politica politicante fossero rimaste a casa. L’unico obiettivo, infatti, era portare gli aiuti al popolo palestinese e, aspetto ancor più importante, rompere l’assedio dell’esercito israeliano in acque che non gli appartengono.
Abbiamo sofferto e trepidato con loro, ne abbiamo seguito il percorso e li abbiamo abbracciati idealmente, specie nelle ore tragiche dell’abbordaggio, quando sono stati fermati e trattati malissimo da chi li ha bloccati (e rispetto agli altri si può dire che ai parlamentari sia andata di lusso), confermando l’essenza anti-democratica di un governo che sta conducendo Israele al suicidio e all’isolamento mondiale.
Ora Benedetta Scuderi farà tesoro di quest’esperienza, la porterà con sé nelle strade, nelle piazze, a Strasburgo e a Bruxelles.
Perché la manifestazione di sabato scorso non può restare un atto isolato: deve diventare il motore di un cambiamento possibile e necessario.
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