“TeleMeloni sarà ricordata per tante cose: per la censura, per la propaganda sfacciata al governo di destra, per il declino editoriale e per gli abbandoni di professionisti con la “p” maiuscola. Professionisti che non ce l’hanno più fatta a restare in RAI, a lavorare in un’azienda ‘ostile’ a loro e hanno scelto di andarsene: da Amadeus, a Lucia Annunziata a Fabio Fazio a Corrado Augias, Bianca Berlinguer, Massimo Gramellini. E ora anche Sigfrido Ranucci conduttore e autore di Report, il programma di approfondimento giornalistico più visto del servizio pubblico radiotelevisivo sarebbe in procinto di lasciare la Rai. Questa non è solo una fuga di volti noti, ma una ferita profonda al ruolo stesso del servizio pubblico. Perché la differenza tra una televisione commerciale e una televisione pubblica non sta nell’intrattenimento, ma nella qualità dell’informazione: il giornalismo d’inchiesta, l’approfondimento, la capacità di raccontare la realtà senza bavagli. E quando figure di questo peso lasciano, non perdi solo un conduttore: perdi credibilità, indipendenza, capacità di indagine. Intanto il governo continua a proporre una riforma della governance Rai che rafforza il controllo dei partiti, ignorando che il Media Freedom Act impone a tutti i servizi pubblici radiotelevisivi dei 27 Stati membri di essere indipendenti dalla politica. L’uscita di Ranucci e di tanti altri non è un fatto personale: è il simbolo di una crisi del servizio pubblico che rischia di diventare irreversibile”. Così in una nota Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale ed europarlamentare del Pd.
