Almeno 300 colleghi sono accorsi al flash mob promosso dall’Ordine dei giornalisti del Lazio e da Articolo 21 a Roma, in piazza Santi Apostoli, per ricordare i reporter uccisi a Gaza.
Con un palco montato al centro della piazza, le immagini e il grande manifesto della nostra associazione steso a terra con i nomi, la data e la causa della morte, abbiamo voluto rendere omaggio agli oltre 289 operatori dei media assassinati dall’esercito di Israele.
Accanto ai nomi, lo slogan ‘Non uccidete l’informazione‘.
Dopo gli interventi di saluto del presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Unaldo, e del portavoce di Articolo 21, Beppe Giulietti, ci siamo alternati sul palco insieme a parlamentari, personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e della società civile, per leggere nomi e cognomi di chi ha pagato con la vita il voler raccontare il genocidio in corso a Gaza.
Ad accompagnare la lettura dei nomi, le note del violinista Marco Quaranta.
“Abbiamo voluto questa manifestazione, riprendendo una proposta di Articolo 21, non solo per ricordare le vittime, ma anche chi lavora lì in condizioni disagiate – ha detto il presidente D’Ubaldo -. Speriamo anche che ci sia la possibilità che una delegazione internazionale finalmente possa entrare nella Striscia. Soprattutto ricordiamo sempre che il giornalismo non è terrorismo”.
Subito dopo ha preso il microfono Giulietti, evidenziando che «quanto sta accadendo in Palestina non è un massacro come gli altri, è un giornalisticidio che precede un genocidio, per usare le parole di Grossman. Se si chiudono gli occhi tutto può essere compiuto»e invitando ad aprire gli occhi anche sugli «influencer che stanno sostituendo i giornalisti a Gaza e in Cisgiordania» concludendo infine ribadendo che «é un dovere cercare di dare un nome e un cognome alle vittime. Non è un segno di riconoscimento, ma un segno di civiltà. Questi nomi valgono anche per tanti altri cronisti morti in altre parti del mondo». Le ultime parole le ha poi dedicate a una periferia rel mondo molto cara a noi di Articolo 21.
il nostro portavoce ha infatti annunciato che la prossima iniziativa sarà davanti all’ambasciata del Sudan, per accendere i riflettori su un altro «giornalisticidio».
