In queste ore il compianto Baudo sta facendo un ultimo enorme regalo ai ceti dirigenti italiani: dopo il vertice di Anchorage con annessi e connessi, in presenza del genocidio di Gaza e delle morti sul suolo ucraino, a fronte delle tantissime guerre in corso, la fenomenologia del grande catanese (di Militello, recentemente scelto come il più bel borgo del Paese) è l’occasione per un fortissimo cambio di scena. Intendiamoci. Pippo Baudo ha avuto meriti enormi nei territori in cui è stato straordinario protagonista. Nel suo felice contributo Barbara Scaramucci ha ben tratteggiato un cursus honorum faticato dai primi gradini solcati da un giovane di provincia capace di arrivare con insolito talento al vertice della piramide e di rimanerci per favolosi decenni. Sanremo e Domenica In, certamente. Tuttavia, Baudo a mo’ di un intellettuale rinascimentale di tutto un po’ sapeva, dalla musica al tetro. Non solo. Aveva una incredibile capacità di scoprire talenti, con un elenco quasi infinito. Coglieva con capacità rabdomantica virtù magari oscurate dalla superficie dei segni e ti inventava una Giorgia, per fare un nome che non c’entra con l’omonima di Palazzo Chigi. E, poi, il Re si sposa con la Regina dei media, la televisione generalista di cui Pippo ha rappresentato l’indubbio valore e per altri versi il limite. Il valore sta nella capacità di assecondare -migliorandoli- i gusti della maggioranza della fruizione silenziosa. Il limite sta ne suo lisciare troppo il pelo al popolo utente. Il Suo popolo. Una abilità tipica della migliore Democrazia cristiana, che tanti di noi hanno osteggiato ma che oggi suscita altrettanto forti rimpianti. Già, il tempo della DC e del PCI, il tempo del servizio pubblico radiotelevisivo. Non per caso, quando scelse per un breve periodo la Fininvest si pentì e a costo di colossali penali fece un rientro nella Casa madre. Insomma, Baudo è, nel bene e nel male, la televisione. Quella televisione di cui è stato il “centro”, capace di dialogare con chi veleggiava controcorrente. Non per niente fu proprio Angelo Guglielmi a facilitare il rientro alla Rai. Persona colta e gentile, senza spocchia e narcisismi. E oggi riempie i palinsesti come e’ (parzialmente) giusto e come toccasana per dimenticare almeno nei giorni del lutto i buchi neri del mondo.
